di Giuliano Forani
"Il caro bollette si fa sentire in modo pesante e se non si pone un rimedio, tra qualche mese molti saranno costretti a chiudere". Così Franco Gazzani, ex presidente della Fondazione Banca Marche e imprenditore del settore pane e pasticceria. Sulla sua scrivania, le ultime bollette della luce e del gas, da far rabbrividire rispetto a quelle del passato. Quella della luce ammonta a 34.362,19 euro; quella del gas a 9.038,73 euro: tanto deve sborsare per ripianare i consumi di un mese. "In precedenza – dice – ne pagavo in media 9mila per la luce e 4mila per il gas. Aumenti insostenibili. Capisco benissimo chi decide di chiudere. Io non lo farò, non me la sento moralmente perché capisco i problemi e le difficoltà che si creerebbero per le famiglie dei miei dipendenti". L’azienda Gazzani è una delle più vecchie della città, nata grazie all’intraprendenza di "nonna Marì" che, nel 1945, in un forno familiare, cominciò a cuocere il pane per le famiglie del quartiere San Marone. Oggi i dipendenti sono 49 e al panificio di via Alighieri si è aggiunta Villa Gazzani per i grandi eventi. Fino a ieri, inoltre, la sua azienda forniva dolci anche all’esterno. "Oggi ho sospeso la fornitura esterna – sottolinea –, se vogliamo sopravvivere dobbiamo ritoccare i prezzi. Io non lo farò per il pane, che è un bene primario, ma colazione con pasta e caffè o cappuccino non può non subire un leggero aumento, salvando sempre la qualità del prodotto. Alle reali necessità deve provvedere la politica, comprimendo i costi dell’ energia, dilazionando i pagamenti e decidendo una moratoria sui mutui". Il suo non è l’unico grido di allarme. Anche Giampiero Croceri, titolare della Pasticceria San Marone, è sulla stessa lunghezza d’onda e si accinge ad adottare provvedimenti. Il motivo è sempre il costo esorbitante delle materie prime e dell’energia. "La bolletta dell’Enel è arrivata a 15mila euro al mese, contro gli 8 che pagavo prima; stesso discorso per il metano giunto a 8mila euro, il doppio della bolletta storica. Dal primo ottobre dovrò rivedere i prezzi – spiega –. Non posso lavorare in perdita così come non posso attingere dagli incassi del 2019. La situazione di oggi è addirittura peggiore della pandemia". I dipendenti della San Marone sono 35 e a licenziarli, Croceri, neanche ci pensa.