Civitanova Marche, 8 dicembre 2024 – “Provvedimento eccessivo e ingiusto. La rissa tra i ragazzi è scoppiata fuori dal locale, a distanza di 150 metri. Vorrà dire che questo dispositivo risulterà un precedente e vigileremo affinché lo stesso metro di misura venga, da ora, adottato dalla Questura quando si verificheranno situazioni simili a Civitanova”. Mauro Raschia e Mattia Rafanelli, titolari del bar La Romana, con accanto l’avvocato Alessia Pepi, hanno detto la loro davanti al locale chiuso dal questore per cinque giorni – riapertura martedì – dopo la rissa tra giovanissimi nella notte tra il 22 e il 23 novembre. L’episodio ha portato a nove denunce (di cui otto minorenni) e alla batosta per La Romana, quella sera teatro di una festa di compleanno a cui diversi ragazzi coinvolti nella colluttazione avevano partecipato. Al locale è contestato l’articolo 100 della legge sulla sicurezza pubblica, che sospende la licenza in caso nel locale “siano avvenuti disordini, o sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose”.
“Gestiamo trenta dipendenti – reagiscono i titolari – e il bar è frequentato da famiglie, non certo da pregiudicati. Alla Questura abbiamo anche consegnato le immagini delle telecamere interne che dimostrano come nulla è accaduto nel locale. Peraltro, quella stessa sera abbiamo subito controlli da personale del commissariato e non è stato contestato nulla”.
La punizione cancella il weekend dell’Immacolata. “Per noi – sottolineano Raschia e Rafanelli – una perdita di almeno 40mila euro e un danno anche di immagine essere etichettati con l’articolo 100. Riteniamo di aver subito un trattamento discriminatorio, perché con il criterio applicato nei nostri confronti andrebbero chiusi parecchi altri locali”.
Nel decreto che sospende la licenza la Questura contesta che “i primi screzi sono iniziati nel locale” e che “le chiamate alle forze dell’ordine sono partite da soggetti estranei al locale”. “Stavamo lavorando – ribattono – e subito non ci siano accorti di niente perché è accaduto tutto fuori e distante da noi”. Nessun ricorso in reazione alla sospensione.
“Abbiamo inviato una Pec alla Questura – dice l’avvocato Pepi – protocollata due giorni dopo, e qualsiasi azione di contrasto arriverebbe in ritardo rispetto al provvedimento”.
Tanta l’amarezza. “Ci hanno detto – svela Raschia – che l’aria è cambiata, che il fatto che la notizia fosse finita sui Tg nazionali richiedeva una reazione forte da parte dello Stato. Bene, ma adesso trattamento uguale per tutti”.
“Pretendiamo – conclude Rafanelli – controlli e uniformità di giudizio da ora in poi e, magari, quando chiamiamo per denunciare i danni nei nostri confronti, non ci rispondano che non possono intervenire”.