"Verrò allo stadio a vedere il Cesena e Stiven"

Pierluigi Cera non entra al Manuzzi da quattro anni ma per ammirare la squadra e scoprire il suo giovane attaccante farà un’eccezione

"Verrò allo stadio a vedere il Cesena e Stiven"

"Verrò allo stadio a vedere il Cesena e Stiven"

di Daniele Zandoli

Un bel passo indietro nella storia bianconera, che poi equivale a fare anche un passo avanti in una realtà che spesso stenta a ricordare quanto è successo anni addietro, senza capire la lezione che viene dal passato. A Cesena si ricomincia a creare valore con dinamiche in cui il club del Cavalluccio è stato punto di riferimento per decenni: la valorizzazione dei talenti nati e cresciuti nel proprio settore giovanile. L’obiettivo un tempo era vendere poi i giovani agli squadroni prima di tutto per ammortizzare i grossi investimenti necessari e garantire la sopravvivenza della società. Il Cesena è tornato a sfornare talenti, la punta dell’iceberg sulla bocca di tutti è chiaramente Stiven Shpendi, ma dietro di lui c’è un movimento che cresce. Pierluigi Cera, 82 anni il 25 febbraio, dopo esserene stato per sei anni bandiera, era proprio il direttore sportivo di un Cesena che sfornava e vendeva grandi calciatori.

Cera, come funzionava il giochino?

"Come un orologio svizzero, era linfa vitale per il Cesena, lanciavamo giovani a getto continuo, di qui sono partiti calciatori che poi hanno avuto carriere splendide come Sebastiano Rossi, Fontana, Agostini, Rizzitelli, Comandini e tanti altri".

Ora c’è Stiven Shpendi in rampa di lancio.

"Ormai non conosco più nessuno – ammette il cavaliere, vicecampione del mondo 1970 – guardo i risultati e fa piacere vedere il Cesena vincere. Non vado a Villa Silvia da 15 anni e allo stadio da quattro. Però sono informato perché ogni giorno passo un paio di ore alla Barriera con gli amici Domini, Ammoniaci, Rizzitelli, Lorenzo e si parla solo di calcio. Loro mi dicono molto bene di questo ragazzo".

E cosa le dicono?

"Mi dicono che Stiven è forte dappertutto, è completo in ogni fondamentale, fa gol in tutte le maniere, ce l’ha nel sangue, anche se ha giocato poco in passato".

In stagione ha segnato otto gol giocando poco, un biglietto da visita straordinario. Sarà importante venderlo bene quando sarà ora, come lei faceva con Agostini?

"Sento e vedo che gode già di grande considerazione perché è pugnace, non molla mai, corre come un matto, sa farsi trovare. Sono talenti e doti che arrivano alle orecchie di tanti che poi vengono a visionarlo e così si crea mercato. Poi arrivano gli interessamenti delle squadre di categoria superiore e parte la carriera, ma arrivano anche i soldini indispensabili per la vita della società e per altri investimenti nel vivaio".

Resterà in bianconero fino a fine stagione e poi potrebbe partire. Potrebbe essere questo il piano migliore?

"Bisogna trovare il momento giusto. Se te lo chiedono è giusto che tu vada, nell’interesse di tutti. Merita di fare carriera e deve andare. A meno che…."

A meno che?

"Potrebbe continuare a maturare al Cesena ancora per una stagione in caso di salto di categoria della squadra bianconera che in questo caso potrebbe decidere di tenerlo per un altro anno facendo il bene suo e del ragazzo che crescerebbe misurandosi e salendo di categoria. Altrimenti prendi i soldi e via".

Lei ha venduto tanti grandi attaccanti, l’affare maggiore in termini monetari è stato senza dubbio Graffiedi. Ma qual è stata la sua maggiore soddisfazione?

"Agostini era il più bravo, sapeva fare la punta vera, ma rientrava, era un attaccante moderno. Anche Rizzitelli ha fatto tanto, è arrivato pure in Nazionale. Comandini aveva tutto, era un calciatore vero, peccato per tutti i problemi fisici, ma aveva doti atletiche uniche".

Il Cesena ora dà spettacolo, una capatina al Manuzzi non la deluderebbe.

"Mi riprometto di venire allo stadio a vedere dal vivo Stiven Shpendi. Promesso".