EMANUELE CHESI
Politica

Giubilei alla corte di Trump: un cesenate ‘ambasciatore’ della Meloni negli Usa

Il presidente di Nazione Futura ha incontrato associazioni e politici del partito repubblicano. "Donald è eccessivo, ma preferibile a Biden"

Donald Trump e Francesco Giubilei

Donald Trump e Francesco Giubilei

Cesena, 28 febbraio 2024 – Tra Biden e Trump come prossimo presidente degli Stati Uniti non ha dubbi: sceglie ‘The Donald’. "Ma riconosco i suoi eccessi e i suoi errori come nella vicenda dell’assalto a Capitol Hill" premette Francesco Giubilei, editore cesenate e presidente del movimento ‘Nazione Futura’, area centrodestra, ritenuto molto vicino a Giorgia Meloni, una sorta di ‘ponte’ tra i conservatori italiani e il mondo del partito repubblicano negli Usa. E’ appena rientrato dagli States dove ha incontrato numerose personalità dell’ambiente conservatore ed ha partecipato alla Conservative Political Action Conference, braccio politico-finanziario del movimento ‘Maga’ di Donald Trump.

Giubilei, che aria si respira tra i repubblicani americani in questa fase delle primarie?

"Trump è idolatrato dai suoi sostenitori. Riesce a mobilitare il partito come nessun altro. Non credo abbia avversari per la nomination. Suscita un grande entusiasmo. Lui e Biden se la giocheranno alla pari. Nulla è deciso".

I trumpiani come quelli che hanno assaltato Washington però suscitano inquietudine negli Usa e all’estero.

"E’ vero, ci sono diversi estremisti e personaggi eccentrici ai raduni trumpiani. Non condivido certo questi comportamenti".

Ma cos’ha a che vedere il populista Trump con i conservatori europei e italiani in particolare?

"Il movimento di Trump è solo una parte di quel vasto mondo repubblicano e conservatore americano con il quale dialoghiamo da anni. Ad esempio abbiamo incontrato gli esponenti di ‘Americans for tax reform’, un movimento che chiede ai politici repubblicani di sottoscrivere un impegno a non aumentare le tasse una volta eletti. Un’esperienza importante, da importare in Italia".

Importerete in Italia anche la Conservative Political Action Conference (Cpac) nell’ambito di una strategia di espansione della destra Usa in Europa?

"Collaboriamo già con la Cpac in Ungheria, l’unico evento europeo di questo tipo. Non abbiamo abbastanza risorse per un evento del genere in Italia. Ma, in ogni caso, non sono un ‘trumpiano’!".

Lei auspica una rielezione di Trump. In un’ottica di interesse italiano, che c’è di buono in un presidente che vuole spostare il focus degli Usa sull’Oriente e dice che non difenderebbe automaticamente uno stato europeo in caso di aggressione russa?

"Incontrando esponenti repubblicani americani, non solo trumpiani, ho capito per loro è cruciale la questione delle spese militare degli europei. Non sono più disposti a spendere per la nostra sicurezza se noi non facciamo altrettanto, rispettando l’impegno del 2% del Pil. E questo è opportuno anche per l’Europa. Trump ha un approccio duro con la Cina, ma dice che lo stesso atteggiamento con la Russia può portare alla pace. Non è filo Putin: sotto la sua presidenza è stato bloccato il gasdotto Nord Stream 2 che avrebbe arricchito i russi".

Torniamo in Italia: la sconfitta in Sardegna è una lezione per Giorgia Meloni?

"Per tutto il centrodestra che ha fatto un autogol. I sardi non hanno gradito lo spettacolo di divisioni sul candidato. La lezione è: non sottovalutare la sinistra specie si va verso un nuovo bipolarismo, occorre essere più aperti e inclusivi verso la società civile".

Arriviamo a Cesena. Partita aperta anche tra Lattuca e Casali?

"Il sindaco uscente parte sempre in vantaggio. Con il Covid e l’alluvione ha avuto grande visibilità. Per il centrodestra la sfida è essere inclusivo con una buona lista civica. Il terzo polo con Marco Giangrandi può drenare voti a destra".