San Mauro Pascoli (Forlì Cesena), 11 agosto 2024 – Assolto con 443 voti e 126 contrari il libro "Cuore" di Edmondo De Amicis. Il tradizionale Processo del 10 agosto a Villa Torlonia a San Mauro Pascoli ha deciso di metterlo alla sbarra in qualità di imputato. "Processo a Cuore", è stato il tema di questo evento dell’estate, promosso da Sammauroindustria, che da 24 anni mette sotto torchio un personaggio, un tema o un periodo chiave della storia dell’umanità. A decidere il verdetto è stato il pubblico munito di paletta. Pubblicato dall’editore Treves nel 1886, il volume è stato un vero e proprio best seller di fine Ottocento, tanto da toccare la centesima edizione appena quattro anni dopo. Solo Pinocchio e il libro dell’Artusi sono arrivati a tanto in quegli anni, accomunati poi dal successo proseguito anche nei decenni successivi. Ma se su questi ultimi due la critica è piuttosto unanime nell’inserirli nel pantheon dei grandi, su Cuore di De Amicis ancora oggi il giudizio è controverso. Un libro amato da Indro Montanelli e stroncato da Umberto Eco.
A guidare l’accusa è stato lo storico Roberto Balzani dell’Università di Bologna e già sindaco di Forlì, la difesa a Giampaolo Borghello già docente di Letteratura italiana all’Università di Udine. Presidente del Tribunale Gianfranco Miro Gori, fondatore del Processo e direttore di Sammauroindustria di cui è presidente Daniele Gasperini. Lo scenario dell’evento è sempre la Torre di pascoliana memoria, luogo dal forte carico simbolico: amministrata da Ruggero Pascoli, padre di Giovanni Pascoli, ucciso da ignoti proprio il 10 agosto 1867.
Ma perchè processare Cuore? L’intento pedagogico di De Amicis: ispirare i giovani cittadini del Regno le virtù civili, ossia l’amore per la patria, il rispetto per l’autorità e per i genitori, lo spirito di sacrificio, l’eroismo, la carità e la pietà per gli umili e gli infelici. Ha detto l’accusatore Roberto Balzani: "Non parlerò male del libro Cuore, non chiederò che venga bruciato, perché noi amiamo i libri. L’accusa che faccio a Edmondo De Amicis è che essendo in condizioni di offrire uno spaccato del paese, ricorre ad altro. Cuore parla alla nazione, naturalmente, ma l’autore attinge a figure regionali di fanciulli. C’è anche un caso romagnolo, un piccolo eroe forlivese, che si sacrifica per proteggere la vecchia nonna dall’aggressione a mano armata di un rapinatore introdottosi furtivamente nell’abitazione. Quanto deve il capitolo di Cuore alla tradizione della Romagna ‘delinquente’? Edmondo De Amicis aveva buone ragioni per celebrare il valore del bambino Ferruccio come esemplare? E, se sì, da dove aveva tratto notizie sulla Romagna del coltello? Forse da suo fratello Tito che fu prefetto di Forlì. I Romagnoli non sono degli assassini, ma dei truffatori. Chiedo la condanna di De Amicis perché avrebbe dovuto raccontare la società dell’epoca".
Ha ribattuto il difensore Giampaolo Borghello: "Le ragioni del successo del libro sono molteplici. Da un lato c’è il ruolo della scuola con la scansione di un diario scritto dallo scolaro Enrico Bottini: la scuola è un vero e proprio microcosmo, è la parte per il tutto, l’intera società. Una realtà ben individuata, con il vicino soffio del Risorgimento: il quadro squisitamente torinese è ispirato allo scrittore anche dall’esperienza dei due figli scolaretti. Nel primo anno vengono stampate 41 edizioni, con mille libri al giorno. Nei personaggi, il primo della classe, il povero, il cattivo, il ricco snob, il testardo, il traffichino, si sono felicemente riconosciuti i lettori di tante epoche e di tanti paesi. Cuore vuol essere un libro di edificazione, di lucida e appassionata esaltazione del bene, della volontà e dell’altruismo. Le doti squisitamente letterarie di De Amicis emergono nella perfetta tenuta complessiva del libro e anche nella capacità di concludere un episodio con una singola magistrale frase".