Cesena, 11 aprile 2022 - Paolo Zanfini, 50 anni, a suo tempo anche segretario del Pd cesenate, laureato in Conservazione dei Beni Culturali all’Università di Bologna e diverse esperienze in ambito culturale, è il nuovo direttore scientifico della biblioteca Malatestiana. Condizione pressoché unica tra i vertici della biblioteca è nato professionalmente proprio nel grande alveo di cultura e storia che è la nostra più importante istituzione culturale.
Zanfini, da quanti anni lavora in biblioteca?
"Ho iniziato con uno stage nel 1996, con contratti di collaborazione fino al 1999 e dal 2007 ad oggi vi ho lavorato in maniera continuativa iniziando dalla sezione antica, poi come coordinatore dei servizi al pubblico e della sezione moderna".
Come ha accolto la nomina? "Con sorpresa, benché fossi nella rosa dei tre che erano stati segnalati al sindaco nell’ultimo bando. E’ un onore grandissimo, che mi riempie di emozione. Lavorare in Malatestiana è qualcosa di speciale, è un luogo meraviglioso pieno di fascino oltreché di cultura. Ogni mattina quando varco quella porta sono felice".
La sua conoscenza della biblioteca la mette nella condizione di essere immediatamente operativo. Ha già dei progetti?
"Effettivamente il mio percorso lavorativo mi ha permesso di conoscere tutta l’offerta della biblioteca. Penso che questa condizione possa tornare utile alla mia conduzione. Ma non si smette mai di imparare, la Malatestiana è il tesoro di questa città, ogni azione apre uno scrigno. L’idea che ne ho è quella di un hub culturale di grandissima capacità, alla portata di tutti e dove tutti possono trovare stimoli per i diversi aspetti della conoscenza".
Non a tutti, tuttavia, sono piaciuti i diversi indirizzi assunti in questi ultimi anni, considerati spuri rispetto ad una biblioteca classica.
"L’attuale formula è frutto di un lavoro di gruppo ed è una sintesi ampia di tanti esempi virtuosi di biblioteche che costituiscono punti di rilievo nella nostra regione. Sono esempi molto avanzati di ciò che è una biblioteca pubblica, in cui convivono i libri, il cinema, i fumetti, il gaming. Questo insieme non inficia la mission della nostra biblioteca, purché ogni servizio offerto sia di alta levatura".
Non ha qualche fondamento la richiesta che tutti gli spazi della biblioteca siano riservati alla conoscenza e che debbano tornare in Comune gli uffici culturali che sottraggono spazio ai libri?
"Non è un tema che attiene alle decisioni del direttore scientifico, così come la gestione del personale".
E che dire della scelta di conti nuare a pagare 70 mila euro all’anno per un deposito dei libri non proprio vicino alla biblioteca?
"E’ una questione aperta che mette sul tavolo anche la gestione delle raccolte di qui ai prossimi 30 anni ed è legata al buon mantenimento dei documenti e all’identificazione di spazi consoni".
Manca oggi personale che abbia competenza collaudata sulle varie sezioni?
"Oltre a me ci sono ancora bibliotecarie storiche. E’ vero però che è un momento di passaggio delicato che ci mette davanti alla trasmissione delle attività e dell’ordinamento dei fondi in modo che nulla vada perduto. Perdere colleghi che qui lavorano da tanti anni porta ad un assestamento, ma già ce ne sono dei nuovi pronti a prendere il testimone. Ogni ripartenza ha i suoi tempi".
C’è qualcosa che cambierà rispetto alla gestione precedente?
"Porterò avanti la progettualità di chi mi ha preceduto, ossia la dottoressa Giliola Barbero, ma mi aprirò alle nuove sfide. Per esempio la gestione della complessità degli spazi, triplicati negli ultimi 10 anni, ma anche l’avvio di un cosiddetto quarto lotto, ossia la valorizzazione della parte storica e antica. Poi incontri e conferenze che alzino l’offerta culturale alla città".
Che tipo di interazione promuoverà con la città?
"Una posizione di ascolto verso tutti è doverosa. La nostra è una città che ha risorse e idee, sono tante le modalità di scambio. Ci sono, e ci sono state, inoltre anche attività di mecenatismo che vanno potenziate".