ANNAMARIA SENNI
Cronaca

Violenza sessuale, rinviato l’appello

Carabiniere condannato in primo grado nel 2019 per l’aggressione ad una cesenate. Processo ad aprile

di Annamaria Senni

Lo voleva lasciare, dopo anni di una relazione extraconiugale veramente tormentosa e difficile. Ma quello che doveva essere l’ultimo addio sarebbe degenerato in una violenza sessuale che ha portato alla condanna in primo grado di un cesenate a cinque anni di reclusione.

Lui, sposato con figli, ha una cinquantina d’anni e di mestiere fa il carabiniere. Lei è single, molto più giovane, bella e con delle conclamate e certificate ‘minorate capacità di gestione emotiva’, che tradotto in parole semplici significa difficoltà a gestire le emozioni: dalla rabbia alla tristezza, dalla paura alla vergogna.

Una condizione che andava affrontata e che l’aveva portata ad essere presa in cura dai servizi di igiene mentale.

I due si erano incontrati in un parcheggio, vicino a un cimitero nelle colline cesenati, per chiudere una volta per tutte col passato.

Lei non ce la faceva più ad andare avanti in quella situazione che non le andava più bene, a raccogliere le briciole di un rapporto sentimentale che in fin dei conti non era mai stato degno di quel nome.

Quel giorno era il 22 novembre del 2016. La donna inviò un messaggio al carabiniere dicendogli chiaramente che ‘voleva interrompere quella relazione’, motivando che era un rapporto che iniziava ad andarle stretto.

La gelosia che provava nei confronti dell’uomo era stata il campanello d’allarme che l’aveva convinta a dire basta ponendo fine alla relazione.

Ma lui non era d’accordo e, in quell’auto, a pochi metri dal camposanto della sua città, provò a convincerla ad avere un nuovo rapporto sessuale. Lei cercò di sottrarsi alla richiesta, ma – secondo la ricostruzione dell’accusa – fu inutile.

La donna il giorno dopo si recò ugualmente al lavoro, facendo finta di nulla, ma quelle scene non poteva cancellarle dalla sua mente e così scoppiò in lacrime con una collega la quale si prese cura di lei e cominciò ad aiutarla in quella difficile battaglia che avrebbe avviato.

Ed ecco, allora, che partì la denuncia per violenza sessuale a carico del carabiniere, e la donna si fece anche visitare dal pronto soccorso.

Dopo tre anni dal fattaccio dentro l’abitacolo dell’auto, il processo di primo grado a Forlì si concluse con una condanna a cinque anni per il militare. Che ricorse in appello contro la sentenza di condanna.

Oggi avrebbe dovuto tenersi la prima udienza in Corte d’appello, ma il processo subirà un rinvio ad aprile per esigenze organizzative dell’amministrazione giudiziaria.

Il carabiniere, che in seguito ai fatti è stato sospeso dal servizio, è difeso al processo dall’avvocato Raffaele Pacifico, e ha sempre negato ogni addebito, sostenendo che quel rapporto c’è stato ma che l’amante era consenziente, anzi, avrebbe voluto fortemente quell’ultima unione.

L’uomo è stato condannato in primo grado anche a un risarcimento danni in favore della vittima di 15mila euro a titolo di provvisionale.

La difesa solleverà una questione preliminare davanti alla Corte di Bologna, perché il carabiniere non sarebbe stato sentito in sede di interrogatorio, durante le indagini, come da lui richiesto e come è diritto imprescindibile per ogni indagato.