
Cesena, 31 dicembre 2023 – Vigilia di Capodanno. L’anno nuovo si sveglierà a mezzanotte tra colpi di tappi di spumante. E allora, come augurio sorridente e beneaugurante, ecco un reportage dedicato ad una delle migliori tradizioni romagnole, oggi un po’ uscita di scena: le burle, talvolta le beffe. Quelle fantasiose, in presa diretta, che scompigliano la realtà quotidiana come una briscola sorniona, colpi di teatro che fanno sorridere. È una tradizione che ha un suo pedigree storico. Prendiamo ad esempio il romagnolo Olindo Guerrini in arte Stecchetti (1845- 1916), poeta Irriverente. Guerrini, di mestiere era bibliotecario all’Università di Bologna e una delle sue recondite specialità era iscrivere, a loro insaputa, colleghi e severi docenti a concorsi quali l’accalappiacani. Figurarsi lo stupore di quegli austeri personaggi nel vedersi convocati alla prova pratica di tali concorsi. I giorni di carnevale (quando il carnevale era ancora carnevale, antagonista della Quaresima) erano il trionfo degli scherzi. Cesena: correvano gli anni ‘50 del secolo scorso. Al cineteatro Verdi tenevano banco i veglioni di Carnevale. Nella società bacchettona di allora le ragazze potevano andare a ballare sotto la stretta sorveglianza di mamme e zie che dai palchetti sorvegliavano con occhi soavi ed esattoriali le mosse delle ballerine. E quindi i ragazzi d’allora, d’intesa con il barista e nel tentativo di sopire le vigilanti, offrivano loro il cosiddetto “beveròn dal vèci” (il beverone delle vecchie): un cocktail di cognac 3 Stelle, rhum di fantasia, gassosa, amaro Cora, intruglio forse in grado di stendere anche gli apache di Geronimo. Ma mamme e zie, che non erano nate ieri, tenevano botta…

Anni ’60: memorabile, tra gli “scherzi da prete”, quello del Circolo Goliardico l’ultima sera di maggio. Quella notte fu eretto davanti al portone della chiesa di Madonna delle Rose un vero e proprio muro, con un cartello eloquente: ”chiusura del mese mariano”. Dovere di cronaca impone di registrare la replica del vecchio parroco la domenica successiva: quando, nel commentare il deplorevole episodio, il parroco sull’altare alzò le braccia al cielo sospirando ad alta voce: “Signore, perdonami e perdonami: ma contro i pataca non c’è speranza”. 1 a 1: palla al centro. Provate a immaginare una roba così oggi: querele, rimbalzi vituperosi sui social pappagalleschi, vibrate interpellanze in consiglio comunale… In anni più recenti: ultime grida dalla Romagna burlona. Quella volta (chi scrive fu della partita) che sulle vetrine d’noto bar cittadino furono affisse, nel suo giorno infrasettimanale di chiusura, vistose locandine con stampata la scritta: “chiuso per rutto”. O ancora, durante un convivio agreste e con la divertita collaborazione delle padrone di casa, la proposta di buoni crescioni alle erbette tra cui crescioni “speciali” (contrassegnati con colpi di forchetta) e destinati ad un commensale vorace: “speciali” perché ripieni di “spagnèra”, cioè erba medica. Con successiva “zaganella”: la “spagnèra” come alimento politicamente corretto, vegano, ecososten ibile. E per oggi basta così. Buon 2024 a lettrici e lettori: e che sia soprattutto un anno nuovo e sereno.