Nel secondo gol di Cristian Shpendi a Cittadella, quello annullato dal Var, c’era dentro tempismo, velocità, tecnica e una mezza spalla oltre i difensori avversari. Alla fine ha prevalso quest’ultimo elemento per cancellare, dopo oltre tre minuti di consulto, dalle statistiche, una rete splendida, decisione che tra l’altro poteva riaprire una gara già morta e sepolta. Nulla di scandaloso, se l’indicazione generale recita che basta una piccola porzione di corpo oltre la linea della difesa per decretare un fuorigioco, indipendentemente dal fatto che questo crei un vantaggio o meno per l’attaccante, c’è poco da protestare. Semmai ci sarebbe da disquisire sulle linee guida. Rimane il fatto che quest’anno sono già sette le reti bianconere annullate dal Var, cinque al solo Cristian Shpendi, contro le tre tolte agli avversari, e allargando il campo, la tecnologia ha anche avallato due espulsioni e tre rigori sempre a favore del Cavalluccio. Solo nei match con Carrarese, Sassuolo, Mantova e Sudtirol non ci sono stati interventi da bordo campo, nel resto delle gare, in almeno un episodio, l’arbitro si è fermato per chiedere aiuto alla tecnologia.
Dicevamo delle reti cancellate, la saga è iniziata a la Spezia con Bastoni autore del momentaneo 2 a 0, che probabilmente avrebbe cambiato la storia della gara, poi persa nei minuti finali, prodezza resa vana però dalla posizione di offside di Antonucci ritenuto attivo nell’azione. A Palermo si tocca l’apice con 4 reti tolte dal Var, di cui tre ai bianconeri. Per due volte Cristian Shpendi viene beccato oltre la linea dei difensori, la stessa sorte è toccata a Di Mariano per i rosanero nel gol poi segnato da Henry. A dieci minuti dalla fine l’episodio più contestato: tocco vincente di Kargbo che viene cancellato per un precedente intervento, impercettibile, dello stesso Shpendi diventato per questo attivo nell’azione ed in fuorigioco. In Cesena-Sampdoria del 20 ottobre ad essere in posizione irregolare è stata una scarpa del centravanti del Cavalluccio, sarebbe stato il 4-4, con un’altra esultanza smorzata dopo il controllo. Poi l’ultimo episodio al Tombolato complice la spalla malandrina.
Molto meglio è andata con i rigori, tre gli episodi e tutti a favore. Il primo contro il Modena, mano di Di Pardo, e due con il Brescia, prima il braccio di Papetti a fermare un’azione di Shpendi, poi il fallo di Adorni su Tavsan ritenuto, per pochi centimetri, dentro l’area. Infine le due espulsioni comminate sempre agli avversari, quella di Caldara per l’entrataccia su Berti e quella di Fiorillo a Salerno, in entrambi i casi falli evidenti a tutti fuorché all’arbitro in campo. Se la linea guida dettata dal designatore Gianluca Rocchi recita "Arbitra l’arbitro, non il Var" nella pratica si vede che non sempre è così e se la tecnologia doveva annullare gli errori e limitare le polemiche, anche qui la sensazione è che la teoria sia lontana dalla realtà.
Andrea Baraghini