
La professoressa Giuliana Laschi martedì aprirà un ciclo di conferenze nell’aula magna della Biblioteca Malatestiana
Si parlerà di Europa, e delle sfide che attendono la nuova commissione von de Leyen, nel primo dei tre incontri organizzati dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Forlì-Cesena (in collaborazione con la Biblioteca Malatestiana) per fornire strumenti di comprensione a proposito delle attuali emergenze di geopolitica e del cammino su cui si evolve l’equilibrio attuale dell’Europa.
Martedì 29 alle 17 (gli altri incontri sono in calendario per l’8 e il 22 maggio) nell’Aula Magna della Malatestiana ci sarà la professoressa Giuliana Laschi, ordinario di Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna, campus di Forlì.
Dunque, professoressa Laschi, quali sono le principali sfide su cui si dovrà confrontare la nuova commissione von der Leyen?
"Sono disposte su almeno tre fronti. La prima è che l’Europa è una delle poche potenze che rispetta il diritto internazionale e in questo contesto è molto complicato mantenere valori e principi".
La seconda sfida?
"Anche la seconda è sistemico-internazionale e pone l’Unione al confronto con lo sviluppo economico e sociale avanzato oggi penalizzato dalla mancanza di una competizione onesta, basata su principi chiave, con gli altri Paesi. Prima il confronto era solo con la Cina che al suo interno non rispetta i diritti fondamentali dei lavoratori e può permettersi produzioni a basso costo, ora è molto più generalizzato. Sarà una sfida complessa per l’Europa salvaguardare il livello di vita, di sviluppo e di umanità perseguito nel tempo". E la terza?
"La terza riguarda i dazi e tutto il commercio internazionale. Negli ultimi due secoli il mondo si è sviluppato grazie all’apertura dei commerci che hanno contribuito ad evitare guerre e competizioni sleali. In un mondo deregolato come quello attuale, ci si chiede come l’Unione Europea - che è molto legata e principi di base ma resta l’unica, a parte, forse, il Giappone - possa mantenere il suo grande ruolo nel commercio internazionale. Ma anche come possa continuare a far valere il suo peso nel rispetto dell’ambiente, che si rischia di compromettere definitivamente nel giro di pochi anni". C’è qualcosa da cambiare nell’Unione Europea rispetto a come l’hanno immaginata i fondatori 80 anni fa?
"Qualcosa deve cambiare. Ma alcuni principi sono ancora straordinari. Ricordiamo che i più grandi conflitti sono esplosi in Europa e che i ’guerrafondai’ di allora decisero di creare qualcosa che li legasse fortissimamente. Questo non può cambiare, è lo sviluppo geniale del processo di integrazione europea, che ha garantito pace sviluppo".
Quali le previsioni possibili della guerra in Ucraina?
"Non sono facili, c’è un alto tasso si imprevedibilità a causa di attori che agiscono senza alcuna regola. E’ evidente che la Russia vuole un controllo ampio dell’Ucraina, la quale, ovviamente, non intende permetterlo. Credo che si vada verso l’occupazione violenta e tante altre morti".
Le conferenze del ciclo promosso dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Forlì-Cesena (in collaborazione con la Biblioteca Malatestiana) proseguiranno l’8 maggio con il professor Marco Puleri (Unibo) che interverrà con Domenico Guzzo sul tema "La guerra d’indipendenza ucraina (2014-2024). Come il conflitto ha cambiato il Paese" e infine il 22 maggio (sempre alle 17 nell’Aula magna della Malatestiana) con il professor Francesco Privitera (Unibo) che parlerà de "I Balcani occidentali e la UE allo specchio. E’ ancora possibile l’allargamento?".