Ha cambiato nome, per allargare il suo orizzonte, ma è mutata solo in quello. E’ l’iniziativa annuale messa in cantiere dell’Associazione "Te ad chi sit é fiol?" che porta in Malatestiana tre appuntamenti (altri tre saranno programmati successivamente) nel segno del dialetto e della tradizione popolare. Non a caso si chiama "In compagnia della Romagna", mentre prima si era battezzata "In compagnia del dialetto". La Romagna - tutta, da Ravenna a Rimini - come terra di tradizioni solide a cui non si vuole rinunciare. "Proprio ora - dice Leonardo Belli, presidente dell’Associazione - che appare sempre più difficile difendere le identità locali noi portiamo all’attenzione di un pubblico, sempre sorprendentemente numeroso, scrittori, poeti, studiosi del dialetto e delle nostre tradizioni". Per ora le date fissate sono 24 novembre, 22 dicembre, 19 gennaio. In scaletta, secondo questa scansione, lo studioso riminese Davide Pioggia che identifica il dialetto cesenate come "crocevia della Romagna"; il poeta dialettale Loris Babbini (con la sua raccolta "L’è sera") presentato da Paolo Turroni, insieme a Theo Pezzi (con la raccolta "Ec e’ parchè u j’è la Rumagna") presentato da Elena Giovannini; lo scrittore e storico delle tradizioni popolari Giuseppe Bellosi con il libro "Inciòn". Tutti gli appuntamenti iniziano alle 17.
"Un tema, quello del dialetto - dice l’assessore alla Cultura Camillo Acerbi - che si inserisce di diritto in ambito culturale, sia per gli studi di approfondimento linguistico che porta con sé che per la vasta e pregevole produzione di opere a cui possiamo fare riferimento. Un tema che non riguarda solo chi lo parla visto che si presta a nuovi studi ed approfondimenti". "Questa iniziativa - evidenzia il direttore della Malatestiana Paolo Zanfini - dimostra la nostra vicinanza al territorio e cerca un contatto anche con i giovani che hanno meno frequentazioni con la tradizione dialettale romagnola". Un gap che l’Associazione "Te ad chi sit é fiol?" cerca di colmare con una curiosa iniziativa: la traduzione in dialetto, da parte dei ragazzi, delle più note poesie della letteratura italiana. Una bella sfida tra esercizio letterario e consapevolezza della lingua dei nonni. Ma non è l’unica. Leonarto Belli annuncia infatti che è in elaborazione un concorso per riempire un vuoto che rende monco un singolare poema, testimonianza preziosa della letteratura popolare in dialetto, che combina l’ironia e la comicità con elementi epici e narrativi, il cinquecentesco "Pavlòn mat". Fino a noi sono giunti quattro dei dodici canti originali e non si sa come vada a finire la storia di Paolone da San Vittore impazzito per amore. Lo diranno i poeti o gli scrittori (ma il poema è in rima e rifà il verso all’Orlando furioso) che raccoglieranno la sfida e si immedesimeranno nell’ignoto autore il cui poema è stata amputato dal tempo, ben 500 anni.