Cesena, 25 settembre 2024 – Una materia avvolta nel pudore. Ma il tema è di quelli da non tenere a distanza: si cercano donatori sani di microbiota fecale. Escrementi umani, tanto per essere chiari.
Da impiegare nella cura delle infezioni recidivanti da Clostridioides difficile, una delle principali cause di malattia gastrointestinale.
Con questo appello l’Ausl Romagna, che mostra di non avere esitazioni ad impegnarsi nella ricerca, entra nel Programma Nazionale sul Trapianto di Microbiota Fecale umano (FMT) attraverso i tre centri provinciali appositamente creati .
“Un progetto - tiene a precisare il dottor Carlo Fabbri, direttore dell’Unità di Gastroenterologia di Forlì-Cesena, coordinatore del progetto insieme al professor Vittorio Sambri e alla dottoressa Giulia Giblino - che già aveva ipotizzato il dottor Omero Triossi (prematuramente scomparso tre anni fa) con la consulenza del Policlinico Gemelli di Roma dove si è formata la dottoressa Giblino, assorbita dalla nostra Asl proprio per portare a termine questo progetto. Triossi è stato un antesignano a livello internazionale”.
Dottor Fabbri, qual è l’obiettivo del trapianto di microbiota umano sano?
“Questo tipo di trapianto è presente da tempo in diverse linee guida. Fino ad oggi è stato confinato nel trattamento di un’infezione, quella del Clostridioides difficile, considerata resistente agli antibiotici. Un batterio che colpisce prevalentemente i lungodegenti, i pazienti anziani e gli immunodepressi”.
Quanto incide il Clostridioides difficile tra i pazienti che ha elencato?
“Non possiamo specificarlo, ma è un’affezione rara. Tuttavia attraverso la conoscenza a cui porta il progetto, come spesso capita in medicina, si aprono scenari affascinanti. Oggi l’indicazione del trapianto da microbiota, sperimentalmente, sta trovando indicazioni in tante diverse applicazioni cliniche, anche in alcune malattie oncologiche. Ma siamo in attesa di dati concreti dai centri di ricerca. All’università di Bologna, dove si esegue da diversi anni, si sono registrati vantaggi clinici in malattie di fegato e persone trapiantate”.
Come si contrae il Clostridioides difficile?
“Di solito con l’impiego progressivo e duraturo di tanti antibiotici che compromettono la flora intestinale dove proliferano i germi nocivi. Un microbiota sano potenzia il sistema immunitario contro i batteri cattivi”.
Come si ottiene il microbiota sano da trapiantare sui pazienti?
“Attraverso uno screening dei donatori le cui feci vengono filtrate, trattate e manipolate dall’Unità Operativa di Microbiologia presso il Centro Servizi Pievesestina diretta dal professor Sambri”.
Come si trapianta?
“Ci sono diverse modalità, in genere attraverso un’endoscopia nell’ultimo tratto dell’intestino”. Di quanti donatori ha necessità la ricerca?
“Tanti, dobbiamo costruire una banca del microbiota. La donazione avviene dopo un colloquio clinico e semplici indagini di laboratorio attraverso cui, i tre centri di Cesena, Ravenna e Rimini, conferiscono l’idoneità al donatore. In contemporanea le tre sedi hanno un percorso di presa in carico dei pazienti affetti da Clostridioides recidivante da valutare per il trapianto”.
Per chi volesse diventare donatore questi sono i numeri di telefono dei tre centri: Cesena 0547 394586 - 0547 394605, Ravenna 0544 285187 - 0544 285555; Rimini 0541 705900 - 0541 705874.