
La sezione lavoro della Corte d’appello di Bologna ha condannato la Provincia di Forlì-Cesena per non aver riconosciuto l’inquadramento previsto dalla normativa vigente a un ingegnere che era stato assunto il 30 dicembre 2010 in quanto vincitore del concorso per un posto di ‘Funzionario tecnico esperto impianti’ presso il Servizio progettazione e manutenzione della Provincia. Secondo il sistema di classificazione del personale degli enti locali, l’ingegnere avrebbe dovuto essere inquadrato in categoria D3 in quanto funzionario tecnico esperto, invece fu inserito in categoria D1, con uno stipendio inferiore. Cinque anni fa l’ingegnere passò dalla Provincia ad Arpae, l’Agenzia per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna, mantenendo però lo stesso inquadramento retributivo. Non avendo avuto l’inquadramento previsto dalla normativa, tre anni fa fece causa alla Provincia rivendicando il maggiore trattamento economico. Il giudice del lavoro del Tribunale di Forli, Luca Mascini, nel gennaio 2021 ha riconosciuto le sue ragioni esposte dall’avvocato Stefano Spinelli e ha respinto le argomentazioni proposte dalla Provincia. All’ingegnere è stato quindi riconosciuto il diritto all’inquadramento nella categoria D3 disponendo la corresponsione della differenza retributiva anche per il primo biennio in cui ha lavorato all’Arpae. In totale, quindi, la Provincia è stata condannata a pagare oltre 42.000 euro per le differenze retributive, il danno subito e gli oneri accessori, comprese le spese legali. Ritenendo infondate le pretese dell’ingegnere, la Provincia fece ricorso in appello; la corte, formata dai giudici Carlo Coco (presidente), Elena Vezzosi (relatore) e Roberto Pascarelli, ha respinto il ricorso presentato dall’avvocato Giampaolo Dacci per la Provincia, confermando la sentenza di primo grado, come chiedeva l’avvocato Spinelli che assisteva l’ingegnere ingiustamente declassato. Oltre ai 42.000 euro già versati in conseguenza della sentenza di primo grado, la Provincia dovrà corrispondere all’ingegnere circa 5.000 euro a titolo di rifusione delle spese legali del processo d’appello.