PAOLO MORELLI
Cronaca

Si lavora per abbassare le golene, vanno tolti 75mila metri cubi di terra

L’altezza verrà abbassata mediamente di circa mezzo metro per dare spazio all’acqua in caso di piena

I lavori di rimozione della terra

I lavori di rimozione della terra

Sono iniziati la settimana scorsa i lavori di movimento terra per abbassare le golene del fiume Savio fra la zona dei Maceri (circa mezzo chilometro a monte del Ponte Vecchio) e quella del Ponte della Ferrovia. Per ora i lavori, predisposti dall’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, prevedono una spesa di circa due milioni e mezzo di euro, finanziati dalla struttura commissariale quando era ancora diretta dal generale Francesco Paolo Figliuolo. I lavori consistono anche nel rinforzo con grandi massi di pietra dell’argine sinistro del Savio in corrispondenza dell’ippodromo.

A dare la notizia via social dell’avvio dei lavori sono stati il Comitato alluvionati e franati di Cesena e Valle del Savio e il sindaco Enzo Lattuca. In particolare il sindaco ha spiegato (come fu annunciato nella riunione pubblica del 16 settembre 2024 al circolo Hobby Terza Età) che è prevista la rimozione di uno strato di circa 50 centimetri di terreno per un totale di 75.000 metri cubi di terra, equivalenti a circa 5.000 camion. In realtà nell’intero tratto ci sono sensibili dislivelli, per cui è probabile che in qualche punto non ci sia terra da rimuovere e in altri punti forse sarà necessario asportarne un paio di metri. In ogni caso l’abbassamento delle golene del Savio creerà più spazio per l’acqua che arriverà da monte in caso di piena, abbassando di circa mezzo metro il suo livello.

I lavori, che dovrebbero concludersi entro la fine dell’anno, erano molto attesi dai cittadini che abitano nelle zone vicine al Savio dei quartieri Centro Urbano e Oltresavio che hanno subito gravi danni nell’alluvione del maggio 2023.

Il Comitato alluvionati auspica che venga rimossa quanta più terra possibile, soprattutto in corrispondenza delle arcate del Ponte del Risorgimento, più conosciuto come Ponte Nuovo, e del Ponte della Ferrovia che rappresentano dei veri e propri ‘tappi’ che ostacolano il deflusso della piena, in modo da ritornare almeno alla situazione del 2015: da allora a ogni piena si è accumulato fango e probabilmente ci fu una rimodulazione della golena a destra del fiume dove l’amministrazione guidata dal sindaco Paolo Lucchi realizzò (senza molta fortuna) Savio Beach.

Intanto prosegue l’opera di monitoraggio delle conduttore fognarie che convogliano nel Savio l’acqua raccolta nelle zone circostanti: la rimozione della terra ha portato alla luce due scarichi dei quali non si conosceva l’esistenza, uno provvisto di valvola di non ritorno non funzionante, l’altro senza valvola. Si fa sempre più strada l’ipotesi che l’allagamento di alcune zone (per esempio via IV Novembre) non sia stato causato dalle caditoie ostruite, ma dal riflusso dell’acqua del fiume che ha trovato sfogo nelle condotte fognarie mano a mano che il livello della piena saliva.