
Il nuovo pastore, accolto in piazza del Popolo dal sindaco Lattuca, ha auspicato collaborazione con il Comune negli interventi sociali. In cattedrale monsignor Regattieri gli ha ceduto il pastorale.
Dalle 17.26 di ieri domenica pomeriggio – il momento preciso in cui il suo predecessore Douglas Regattieri gli ha ceduto il bastone pastorale ai piedi dell’altare durante la messa solenne di insediamento, in una cattedrale piena come un uovo – monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, 68 anni, calabrese di nascita, è il nuovo vescovo della diocesi di Cesena-Sarsina.
Ma bisogna riavvolgere il nastro e farlo avviare da dove il pomeriggio dell’arcivescovo che ama farsi chiamare don Pino era iniziato: precisamente da piazza del Popolo, lo spazio per eccellenza laico e politico cittadino, dove è stato solennemente accolto dal sindaco di Cesena Enzo Lattuca, da quelli dei comuni della diocesi, da autorità civili e militari. I circa quattrocento astanti hanno riconosciuto la tiara rossa di Caiazzo elevarsi sopra la folla provenendo dal lato della fontana Masini verso il loggiato comunale e gli hanno tributato un primo fragoroso applauso. Per nulla formale e di circostanza è stato il primo dialogo tra sindaco e vescovo della città, tale è sembrato anche se non hanno interloquito visto che gli interventi tendevano a confluire.
È emersa infatti esplicitamente l’intenzione di collaborare, pur nel riconoscimento delle reciproche distinte sfere, nella cura di alcuni presidi cruciali. Così li ha elencati Lattuca: "la cura dei giovani, l’emergenza casa dove non siamo così generosi e accoglienti come dovremmo, la qualità e la dignità del lavoro, l’attenzione agli ultimi e ai reietti". Il sindaco ha concluso leggendo una preghiera laica, la poesia della cesenate Mariangela Gualtieri , ’Bello mondo’, ricca di spiritualità, che è piaciuta a Caiazzo.
Il vescovo entrante ha preso la parola palesando l’empatia che aveva già fatto intravvedere all’incontro con i giovani all’abbazia del Monte sabato pomeriggio e ha fatto eco al sindaco rimarcando che, nel rispetto della reciproca indipendenza, "condividiamo entrambi l’interesse per la comunità e il territorio. La vera carità alimenta cultura e quindo occorre intrecciare la carità politica e quella pastorale mettendole al servizio della dignità di ognuno".
Parole e tempra da vescovo diocesano e della città insieme, in grado di porsi come punto di riferimento. Monsignor Caiazzo, citando papa Francesco, ha aggiunto che la buona politica è a servizio della pace ed ha elencato un decalogo di virtù del buon politico: "alta consapevolezza e profonda coscienza, credibilità, capacità di ascoltare, assenza di paura, disponibilità al cambiamento radicale".
A questo punto vescovo entrante e sindaco appaiati con tutti gli altri dietro in corteo, si sono recati a piedi in Cattedrale (come sabato aveva fatto Caiazzo verso l’abbazia) passando per via Zeffirino Re e corso Mazzini. Monsignor Caiazzo si è fermato a stringere le mani e ad accarezzare i bambini nei portici e al lato delle strade. In piazza della Libertà era stato posto un maxischermo attorno al quale si erano già posti numerosi fedeli. In cattedrale, mezzora prima dell’inizio della funzione, lo spazio era già talmente stipato, che non pochi hanno preferito uscire per seguire la celebrazione all’aperto. Tra i fedeli anche le rappresentanze dalla Calabria e dalla Basilicata, vicini ad Alberto Giuseppe Caiazzo nel giorno del suo insediamento.
Ed ecco che alle 17 che si è aperta la liturgia: preceduto da quindici vescovi e dai sacerdoti concelebranti, monsignor Caiazzo è entrato dall’ingresso della Cattedrale e ha asperso l’assemblea con l’acqua benedetta, poi gli officianti si sono diretti verso l’altare, dove il vescovo uscente Regattieri ha aperto la liturgia, ha presentato Il suo successore ed è stata letta la bolla pontificia con cui papa Francesco ha nominato Caiazzo vescovo, già resa nota il 7 gennaio in cattedrale. É stata poi la volta del passaggio del pastorale e della prima omelia del vescovo Antonio Giuseppe. "Come Abramo, in questi 43 anni di sacerdozio, ho compreso che per ricevere, è necessario creare vuoto - ha detto – . Vengo a voi, come ho già scritto, consapevole di non avere né oro né argento, ma ciò che ho lo dono a voi. Tengo presente quanto diceva don Primo Mazzolari: "Prima ancora della chiesa bisogna costruire la casa: il focolare prima dell’altare. Betlem infatti, precede il Cenacolo: ed il cenacolo è chiesa perché è una casa è un altare perché ha un focolare e una mensa".
Ha poi rivolto un pensiero a chi gli ha ceduto il pastorale. "Ringrazio di cuore monsignor Douglas Regattieri, che ha guidato con amore questa antica e nobile chiesa di Cesena-Sarsina per 14 anni, nel servizio silenzioso, concreto e attento in tutte le situazioni di fragilità, testimone della parola fattasi carne. Sono grato per i consigli e l’orientamento che vorrà offrirmi, e sono felice che resterà qui con noi".