C’è una mamma che non può andare avanti senza la verità. È Marisa Degli Angeli, mamma di Cristina Golinucci, la 21enne scomparsa 32 anni fa al convento dei frati Cappuccini. "A gennaio, subito dopo le feste, andremo a parlare con il nuovo procuratore – spiegano Marisa Degli Angeli e l’avvocata Barbara Iannuccelli – e depositeremo l’istanza per chiedere la riapertura dell’indagine sulla scomparsa di Cristina". A settembre il caso è stato archiviato per la decima volta, ma il gip Massimo De Paoli ha sottolineato che le indagini possono "essere riaperte in caso emergano elementi di novità". E ora ci sono nuovi indizi a carico di Emanuel Boke, un ragazzo africano che ai tempi della scomparsa di Cristina frequentava il convento.
"Abbiamo trovato un rullino di foto risalenti al 1994 appartenenti a Boke e un suo cappellino – spiega l’avvocata Iannuccelli – questi oggetti sono finiti nella scatola dei reperti sequestrati a Boke quando è stato arrestato nel 1994 per le violenze sessuali. Nessuno aveva attenzionato questi reperti. Ora finalmente abbiamo le impronte digitali e il Dna di Boke estratto dal cappellino di lana dai Ris. Boke ora è rintracciabile. A Marsiglia fu condannato per violenza sessuale, su una ragazza italiana, un uomo con le stesse impronte digitali di Boke e fu arrestato il 29 giugno del 1998. L’obiettivo è poter inserire il Dna di Boke nella banca dati francese per verificare se oggi ha un’altra identità o è emerso in altri fatti delittuosi".
Ci sono due nomi a confronto, molto diversi tra loro. Uno è Quist Kwame, l’altro è Emanuel Boke. Il sospetto è che si tratti della stessa persona. Quist Kwame è stato giudicato dal tribunale di Aix en Provence, in Francia, il 5 marzo 2001 e condannato a 7 anni di carcere per violenza sessuale. "Nella relazione del tribunale francese che riguarda Quist Kwame – spiega Iannuccellli – c’è la sua foto segnaletica che è sovrapponibile a una delle foto di Boke stampate recentemente dal rullino trovato in suo possesso". Il rullino era stato sequestrato a Emanuel Boke nel 1994 e non era mai stato sviluppato. È stato stampato su richiesta dell’avvocata Iannuccelli il 18 novembre del 2022. Ottantasette foto che ritraggono immagini di Boke al convento e con altre persone, tra cui dei frati.
"Sappiamo che Boke non è mai uscito dalla Francia – continua l’avvocata Iannuccelli –. Si trova là sotto falso nome e ha dei parenti in Francia che lo proteggono. Una volta rintracciato si potrebbe provare a interrogarlo sul caso di Cristina. Tra i vari elementi a carico di Boke ce ne è uno che denota la sua violenza. Nella sentenza di primo grado del tribunale di Forlì con cui Boke fu condannato per violenza sessuale sulle due ragazze di Cesena, una delle ragazze dice che Boke riferiva di assumere comportamenti violenti perché una ragazza bianca lo aveva lasciato. Quella ragazza era Cristina?"