
Sante Pedrelli, ex sindaco di Longiano e dirigente sindacale, è autore di cinque raccolte di poesie in dialetto romagnolo
"Ma è vero quello che dici / che dopo morto rinasco, / che non perdo niente a morire / e prendo più di quel che lascio?". Chissà se l’ha finalmente risolto quel dilemma il poeta e sindaco Sante Pedrelli mentre la comunità che l’ha accompagnato in alcuni tratti della sua lunga vita ne celebra il centenario della nascita. Lo ha lasciato a questo mondo nei versi pieni di dittonghi del dialetto longianese. La morte che se l’è portato via l’11 novembre del 2017 a Roma (era nato a Montilgallo il 28 aprile del 1924) non deve, comunque, averlo colto di sorpresa. "Campo come non ci fossi,/ morirò lo stesso?", e ancora "Il mio Signore, hai fatto un bel pastrocchio / a regalarmi vita e morte insieme: / io più ci penso, più divento strabico". Sarebbe commosso, forse, dell’intensa celebrazione che domani (ore 16,30, Sala dell’Arengo del Castello Malatestiano di Longiano) gli tributeranno il sindaco Mauro Graziano, Flaminio Balestra direttore della Fondazione Balestra, il nipote Davide Pedrelli, il saggista e poeta Gianfranco Miro Gori, il poeta Marco Marchi e lo scrittore (e cugino) Guido Pedrelli.
Sante, che fu coevo e intellettualmente e amichevolmente sodale, di Tolmino Baldassari, Raffaello Baldini, Tito Balestra, Federico Fellini, Ilario Fioravanti, Tonino Guerra, Cino Pedrelli, Aldo Spallicci, ha scritto solo in dialetto. Ma è poesia profonda che non perde significato e ritmo se tradotta in italiano. Del resto il dialetto del Rubicone non è facile né alla lettura né alla comprensione immediata. "Quella di Pedrelli - scriveva Davide Argnani - è una lingua pura. È il sangue dell’uomo e delle sue origini: schietto, inalterato, aspro e robusto come le pietre aguzze di Montilgallo, da dove, fra colline ondulate e solari, si scende fra Cesena e Santarcangelo di Romagna con un occhio rivolto verso San Mauro, il paese di Pascoli". Ma chi è stato Sante Pedrelli, oltreché poeta celebrato e ancora in parte da riscoprire? Fu studente del liceo Monti di Cesena e successivamente laureato in Lettere Moderne a Bologna. A Roma, invece, aveva seguito i corsi per assistente sociale della scuola Cepas. È stato sindaco di Longiano dal 1951 al 1958 e ha svolto l’attività di dirigente sindacale Cgil a Cesena, Forlì e Roma. Nella capitale aveva vissuto fin dalla fine degli anni ’60.
Guido Pedrelli lo ricorda così: "E’ stato un uomo dalle innumerevoli esperienze. Nel 1943 non rispose all’editto Graziani per l’arruolamento obbligatorio nella Repubblica di Salò dandosi alla macchia con l’amico Tito Balestra. Divenne sindaco di Longiano chiamato dal Partito Socialista. Nel 1968 si stabilì definitivamente a Roma all’ufficio stampa della Cgil. Pur vivendo lontano dalla Romagna ha continuato a scrivere nel nostro dialetto, trattenendo nei suoi versi ogni debolezza nostalgica. Tonino Guerra lo riteneva secondo solo a se stesso". Ha pubblicato cinque raccolte di poesie in dialetto.