GABRIELE PAPI
Cronaca

San Giovanni, patrono asceta e ‘badarlòn’

L’aspetto giocoso viene esaltato dalla tradizione, così la festa si lega ai dolci e ai regali dei bambini.

San Giovanni, patrono asceta e ‘badarlòn’

San Giovanni, patrono asceta e ‘badarlòn’

Spigolature (della serie: non sempre ciò che è noto è conosciuto appieno) della nostra tradizionale e sentita festa cittadina dedicata a San Giovanni Battista, in atto. Abbiamo a che fare con un santo superstar, patrono di Cesena ma anche di Firenze, Torino, Ragusa e altre città: come di numerosi borghi italiani cui ha dato il cognome. Si pensi soltanto, per restare qui vicino, a San Giovanni in Galilea, San Giovanni in Compito, San Giovanni in Marignano. Talmente famoso nell’area del Mediterraneo da essere annoverato come profeta anche nel Corano con il nome di Yahya (Giovanni).Tornando a Cesena è probabile che siano stati esuli fiorentini a portare nella nostra città, ove attecchì felicemente, il loro bel ‘San Giovanni’. Il Trecento fu guerra continua, anche nei Comuni ove si fronteggiavano fazioni cittadine. Il derby storico tra Guelfi e Ghibellini fu vinto dai Guelfi che subito dopo si divisero - antico quanto attale costume italico- tra Bianchi e Neri. In ogni caso la ricorrenza di San Giovanni Battista il 24 giugno è esempio magistrale della mossa vincente del cristianesimo: la sovrapposizione di culti cristiani ai precedenti riti pagani legati al ciclo delle stagioni. Siamo infatti nel solstizio d’estate celebrato sin dall’antichità. Non a caso una delle più belle commedie di Shakespeare, Il Sogno d’una notte di mezza estate, si svolge nella notte di San Giovanni: una notte ‘magica’, senza streghe ma ricca di prodigi e incantesimi. E allora alla rugiada ‘miracolosa’ della notte di San Giovanni fu divenne l’acqua rigeneratrice del battesimo, poiché Battista significa proprio colui che battezza. Ma c’è un altro aspetto d’antica devozione religiosa che si lega strettamente alla tradizione della sagra popolare che sempre s’accompagna alla festa religiosa: San Giovannino ‘badarlòn’, cioè giocoso, come dicevano in dialetto nonne e bisnonne. Festa dunque particolarmente dedicata ai bambini, come ricordano ancora oggi i cosiddetti baby boomers, cioè i nati negli anni 50- 60 del secolo scorso. Ovvero la festa di San Giovanni come occasione d’un dono speciale ai bambini, anche in concomitanza della fine dell’anno scolastico: quindi, un tempo, prevalevano le bancarelle di giocattoli: il centro storico sembrava il paese dei balocchi, tra zucchero filato, luna park (i mitici baracconi), chiassosi fischietti di zucchero rosso e mazzi di lavanda odorosa. La rilettura storica del racconto dell’infanzia di San Giovanni è rivelatrice. Perché ‘badarlòn’? I Vangeli descrivono il Battista, già adulto, come un asceta limpido ma risoluto nella sua predicazione: infatti si giocò la testa (fu decapitato) per aver dato del puttaniere a Erode. Ma c’è altro aspetto: quello dell’infanzia di San Giovanni diffusa dalle antiche predicazioni che si radicò profondamente nell’immaginario popolare sin dal medioevo: Giovanni era figlio di Elisabetta, parente di Maria la mamma di Gesù. Dunque Giovanni e Gesù erano cugini: e come tali, da bimbi che giocano insieme furono dipinti da grandi artisti quali Raffaello, Caravaggio, Rubens. Immagini poi divenute familiari a livello popolare grazie all’epopea dei santini che furono, fino al recente passato, capillari strumenti di divulgazione religiosa nella quotidianità.