Venerdì 17 gennaio, a Savignano, la festa di Sant’Antonio abate, protettore degli animali, verrà celebrata a San Giovanni in Compito. Alle 20 la messa nella Pieve millenaria, poi la benedizione degli animali e un momento di festa con la tombola. Una volta la festa di Sant’Antonio, era in pratica una giornata festiva, le messe con orario domenicale e i contadini a fare festa. Il prete iniziava a benedire le stalle, cominciando subito dopo l’Epifania, il 7 gennaio, perché le case di campagna da visitare erano tante e spesso la cattiva stagione, neve compresa, faceva partire i parroci alla mattina e tornare alla sera, con una brevissima sosta solo per il pranzo. Il prete, sempre accompagnato da uno stuolo di chierichetti muniti di sporte e legacce, i classici fazzolettoni a quadri, lasciava i santini di Sant’Antonio e i contadini li appendevano sulle porte delle stalle, dei pollai e dei capanni degli animali a loro protezione. Al prete i contadini regalavano uova, salami, salsiccia, vino e formaggio e lui lasciava il pane benedetto che spesso però veniva condiviso dai contadini con gli animali. Un po’ ciascuno. Oggi, nell’era di internet e anche con modi di fare molto diversi, i parroci non vanno più a benedire le stalle. Nella Valle del Rubicone l’ultimo prete, poi scomparso, è stato don Sante (Tino) Mancini, parroco di Bagnolo di Sogliano che, all’età di 91 anni, continuava a fare il giro delle stalle soprattutto dai suoi amici sardi. Sant’Antonio nacque ad Eracreopoli, nel Medio Egitto, circa nel 251 e morì ad Afroditopoli nel 356 alla veneranda età di 105 anni. Dice don Piergiorgio Farina, parroco della collegiata di Santa Lucia di Savignano: "E’ una antichissima tradizione della benedizione di Sant’Antonio Abate la cui statua fin dal Medio Evo è rappresentata con il porcello ai piedi. Sant’Antonio fu uno dei fondatori del monachesimo, visse per oltre vent’anni nel deserto, lottando contro le tentazioni del demonio e poi fu un modello preso a esempio da tanti monaci fra cui San Benedetto. Il porcello che si vede nei santini è legato alla tradizione della vita monastica ove si allevavano gli animali e in particolare in questo giorno veniva ucciso il maiale che era offerto a tutti i partecipanti alla festa del santo".
Ermanno Pasolini