
di Raffaella Candoli
Stasera alle 21, la Milanesiana porta a Gatteo Mare, Enrico Ruggeri. Il festival itinerante che promuove il dialogo tra le arti, ideato e diretto e introdotto da Elisabetta Sgarbi, vede all’Arena Lido Rubicone, il cantante milanese dialogare con Alberto Cassani e poi esibirsi in voce, chitarra e pianoforte. Cantautore, scrittore, conduttore televisivo e radiofonico, presidente della nazionale cantanti, Enrico Ruggeri ha scritto pezzi che hanno segnato la storia della musica italiana per i Decibel, gruppo degli esordi degli anni 70 e ritrovato nella reunion del 2016; per sé e per altri artisti e pubblicato 38 album. Al cantautorato affianca l’attività di scrittore; il suo ultimo romanzo "Un gioco da ragazzi".
Enrico Ruggeri, la 23esima edizione della Milanesiana è dedicata alle ‘Omissioni’. Qual è il suo contributo alla tematica? "Siamo in un’epoca piena di omissioni, di cose taciute a favore di falsi miti e valori. Concetti non espressi per fare in modo che la gente la pensi tutta alla stessa maniera. Ci è stato insegnato che la libertà è il più importante valore della vita, oggi il valore assoluto è la salute".
Difficile non pensarlo, in tempi di Covid.
"L’importante è non trasformarsi nell’insetto delle Metamorfosi di Kafka, ovvero restare chiusi nella propria stanza cercando di adattarsi ad una insolita condizione di vita".
La chiacchierata con Alberto Cassani su cosa verterà?
"Sugli argomenti sui quali lui vorrà condurmi, all’impronta. Non ci conosciamo, ci siamo sentiti solo al telefono. L’occasione non è quella di promuovere un disco o un libro, anche se ne potrei discorrere. Talvolta chiacchierare con chi non si conosce è più piacevole che con un amico. Una volta in treno poteva capitare di raccontare cose di sé stessi ad un perfetto sconosciuto, oggi si dialoga con uno schermo di cellulare. Un’altra omissione grave che noi facciamo è quella del dialogo. Non avere un interlocutore diretto, ma via social, privilegia il prepotente da tastiera che delegittima pesantemente chi non la pensa come lui".
Dopo Alma lei ha composto la Rivoluzione. Se dovesse descriverlo a chi non lo conosce?
"Un album che parla della vita da un osservatorio maturo, si parte dai ragazzi in copertina, quelli della mia generazione del liceo Berchet, i 60enni È quella che tiene in mano - male- il mondo, politica compresa, che ha vissuto anni di storia recente molto significativi, da piazza Fontana, alla lotta armata, le bombe molotov, la contestazione, l’eroina, l’Aids".
Argomenti che ritroviamo nel suo ultimo libro ‘Un gioco da ragazzi’.
"Si scrive di ciò che si conosce. Attraverso una saga famigliare racconto di due fratelli che per amore di giustizia intraprendono strade e derive diverse. La sorella è forse la mia parte autobiografica, colei che cerca di tenere insieme il nucleo famigliare e che trova interesse nella musica".