LUCA RAVAGLIA
Cronaca

Ritorno nel bunker: "Qui dentro ho vissuto momenti di terrore, tra bombe e grida"

Visita pubblica al rifugio antiaereo sotto la Rocca dopo la ristrutturazione. I vividi ricordi del 92enne Carlo Rossi: "Nel 1944 stavamo accalcati in 800".

Ritorno nel bunker: "Qui dentro ho vissuto momenti di terrore, tra bombe e grida"

Visita pubblica al rifugio antiaereo sotto la Rocca dopo la ristrutturazione. I vividi ricordi del 92enne Carlo Rossi: "Nel 1944 stavamo accalcati in 800".

Carlo Rossi ha 92 anni e mezzo, che però forse contano meno, perché come dice lui, che è nato il 29 febbraio, di compleanni ne ha festeggiati solo 23. Non tutti belli, perché ai tempi della guerra c’era poco tempo per pensare ai regali e tantissimo per avere paura. Paura delle bombe, per esempio, quelle che quando suonava la sirena, si doveva correre tutti al riparo. La sirena di Cesena ha fatto sentire la sua voce 962 volte, praticamente tutte concentrate nell’arco di poco più di un anno, tra il 1943 e il 1944, quando la città il 20 ottobre venne liberata. Carlo Rossi ricorda tutto e si emoziona nel tornare a parlarne davanti a un gruppo di studenti delle scuole medie, radunati davanti a lui all’ingresso del rifugio antiaereo di viale Mazzoni, pronto a essere riaperto al pubblico per raccontare le storie delle persone che lì sotto, protette dal terrapieno sormontato dalla Rocca Malatestiana, correvano per salvarsi la vita. I luoghi non si dimenticano, neppure ora. Così all’uomo che negli anni Quaranta era poco più di un bambino, si bagnano gli occhi. Davanti a lui c’è un lungo corridoio restaurato e illuminato. Vuoto e silenzioso. "Una volta non era così. C’erano posti a sedere per 150 persone, ma in tutto ne entravano 800. Vedevamo gli aerei arrivare, avevamo paura. C’era chi gridava, chi piangeva. Si restava lì fino a quando l’allarme non cessava, stretti uno a fianco dell’altro. Io andavo con mio zio, che quando pioveva mi copriva sotto la sua capparella e correvamo insieme, verso il luogo che doveva salvarci". Si accavallano i ricordi, i pensieri e le storie di un tempo che chi non lo ha vissuto non può nemmeno immaginarlo. Per questo è importante che Carlo Rossi sia qui, coi suoi 92 anni e i suoi 23 compleanni. Perché è parlando alle nuove generazioni che si cementa la memoria collettiva, altro che il libro di testo di storia che chissà in che pagina e chissà in quante righe racconta della vita ai tempi del fronte.

Con questo spirito ieri l’amministrazione comunale, rappresentata dall’assessore alla cultura Camillo Acerbi ha riaperto alla città il rifugio antiaereo di viale Mazzoni - che non era l’unico, ma che è quello per antonomasia - accompagnando l’evento coi racconti dei testimoni diretti, che l’interno di quelle mura non le dimenticheranno mai. E che certo non le considerano come un museo. Gli appuntamenti si susseguiranno periodicamente, sempre con lo stesso spirito, quello di avvicinare le generazioni. Perché nei lunghi corridoi con la muratura di pietra, gli archi e le luci che creano atmosfera, magari oggi si realizzano ristoranti ed enoteche. Non qui. Il rifugio antiaereo merita di restare quello che è: un lungo corridoio vuoto. Riempito dai ricordi di chi, durante la guerra, ci ha passato una parte della vita, diventando grande troppo in fretta.