REDAZIONE CESENA

Quanti treni in ritardo per motivi futili

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Lei racconta due episodi molto esemplificativi su quanto i comportamenti individuali di ciascuno di noi incidano pesantemente nella vita di molte persone. Tralasciando i rischi a cui l’impavido sportivo (è un eufemismo) è andato incontro facendo attività fisica lungo i binari, il suo gesto mi pare infatti in primo luogo un atto egoistico. Un comportamento forse ingenuo, o che il suo autore ha creduto innocente, e che invece ha causato dispendio di soldi ed energie (l’intervento delle forze dell’ordine, le loro ricerche per appurare la natura del problema, il tempo perso sul treno, il lavoro fatto nella centrale operativa per star dietro ai ritardi accumulatisi lungo tutta la linea, e chissà quant’altro...). Più ordinario, se così si può dire, il secondo fatto che ci riporta: purtroppo sui mezzi pubblici, soprattutto in certi orari, le persone moleste sono una presenza frequente, se non costante, e l’obbligo di mascherina immagino non abbia fatto altro che aizzare i loro animi. Presumo e immagino, o perlomeno spero, che in entrambi i casi l’esito della vicenda sia stata una bella multa. Il tempo perso ai pendolari invece non lo ridarà indietro nessuno. E neppure il rimborso del biglietto, visto che quello previsto per i regionali pare fatto in modo per non essere mai messo in atto. Si rimborsa il 25% per ritardi superiori a un’ora ma solo per biglietti costati almeno 16 euro. Dunque in pratica non si rimborsa quasi mai.