MADDALENA DE FRANCHIS
Cronaca

Presidenziali Usa: "La sfida Trump-Harris?. Saranno decisivi economia e immigrazione"

Nicholas O’Connell, cesenate d’origine e ricercatore a Washington, delinea i temi delle elezioni americane: "Il ritiro di Biden ha ridato fiducia ai Democratici, ma The Donald non intende rinunciare al potere" .

Presidenziali Usa: "La sfida Trump-Harris?. Saranno decisivi economia e immigrazione"

Nicholas O’Connell

Sta tenendo il mondo col fiato sospeso meglio di quanto saprebbe fare, probabilmente, un regista hollywoodiano in odore di Oscar: la rocambolesca corsa per le elezioni presidenziali 2024 ha riservato, solo negli ultimi giorni, continui colpi di scena - dal fallito attentato a Donald Trump (nel corso di un comizio in Pennsylvania) al ritiro a sorpresa di Joe Biden, con il conseguente appoggio alla sua vice Kamala Harris. Tutto questo mentre mancano poco più di 100 giorni al voto. Cosa potrebbe ancora succedere? Lo abbiamo chiesto a un osservatore privilegiato, di origini cesenati e da anni residente negli States: Nicholas O’Connell, figlio dell’ex sindaca di Gambettola Letizia Bisacchi. Laureato in studi internazionali all’Università del Wisconsin, O’Connel è vicedirettore di un dipartimento interno al centro di ricerca Atlantic Council, a Washington. In passato, ha curato una campagna senatoriale (in Wisconsin nel 2018) e una in Iowa nel 2020, per le ultime presidenziali vinte da Biden.

Nicholas O’Connell, quali scenari si apriranno d’ora in poi?

"Stiamo vivendo un momento storico straordinario, irripetibile. Dopo quanto accaduto nell’ultimo fine settimana, sembra proprio che, da lato, ci sia un candidato che, ritirandosi, ha dimostrato di aver ascoltato le richieste della gente e dell’establishment e di aver messo il Paese al primo posto. Dall’altro lato, c’è un candidato che non intende rinunciare al potere ed è coinvolto in diversi processi a suo carico".

Al passo indietro di Biden ha fatto seguito il sostegno alla vice Kamala Harris, che gode già di numerosi endorsement eccellenti (dai Clinton all’ex speaker della Casa Bianca, Nancy Pelosi, fino all’ex presidente Obama). Eppure, si dice che la strada, per lei, sia tutt’altro che in discesa.

"Se, inizialmente, i democratici si chiedevano se fosse la candidata idonea, ora l’impressione è di un generale sollievo, anzi di entusiasmo: Harris è riuscita a ‘sbloccare’ donazioni per milioni di dollari; a 24 ore dall’annuncio di Biden oltre 50mila persone si erano già iscritte come volontarie nella campagna elettorale per i democratici. Il nodo più importante, però, è nella scelta del suo vice".

Chi potrebbe fare la differenza?

"Al momento si fanno vari nomi, ognuno dei quali dimostrerebbe un approccio strategico diverso nella campagna di Harris. Si concentrerà sugli stati del Midwest o su quelli del sudovest? La verità è che, probabilmente, cercherà un vice in grado di assicurare ‘familiarità’ a quella parte di elettori che ancora fatica a vedere una donna, per lo più di colore, diventare presidente. I più quotati, in tal senso, restano Mark Kelly, senatore dell’Arizona, Andy Beshear, governatore del Kentucky, e Josh Shapiro, governatore della Pennsylvania".

Quali sono le sfide più urgenti che il nuovo presidente dovrà affrontare, dalla politica estera all’economia?

"Qui si è soliti dire che ‘le elezioni si vincono o si perdono sull’economia’: le sfide per il prossimo presidente saranno nel mondo del lavoro, incalzato dall’avanzata dell’intelligenza artificiale, e nelle nuove tecnologie, settore in cui ci si vuole assicurare l’autonomia degli approvvigionamenti. Il controllo dei flussi migratori è un altro punto su cui vedremo dibattiti accesi nei prossimi tre mesi di campagna elettorale. Quanto alle tensioni internazionali, le priorità sono senz’altro la guerra in Ucraina e il conflitto israelo-palestinese".