REDAZIONE CESENA

Polemica sui negozi sfitti: "Il Pd ha depotenziato il centro storico"

La Lega attacca Lattuca: "Accusa i proprietari dei negozi ma la colpa è di chi ha creato altrove poli distributivi". La Uil: "Perduti i centri di aggregazione" .

Una delle vetrine spente in corso Mazzini, imbrattata dall’artista che ha siglato e numerato i negozi sfitti nelle strade del cuore urbano. In tutto il centro si stimano una settantina di negozi non occupati. Secondo il sindaco Lattuca il fenomeno delle vetrine spente dipende anche dagli alti canoni richiesti dai proprietari.

Una delle vetrine spente in corso Mazzini, imbrattata dall’artista che ha siglato e numerato i negozi sfitti nelle strade del cuore urbano. In tutto il centro si stimano una settantina di negozi non occupati. Secondo il sindaco Lattuca il fenomeno delle vetrine spente dipende anche dagli alti canoni richiesti dai proprietari.

Le vetrine spente, siglate e numerate dal raid del’artista sensibilizzatore, che sta facendo discutere la città, suscitano il dibattito sulla situazione del centro storico, dopo che il sindaco Enzo Lattuca ha accusato i proprietari degli immobili di richiedere affitti esosi.

"Assediato dall’evidente inarrestabile crisi del centro storico, determinata anche e soprattutto dalle politiche dei sindaci Pd che si sono susseguiti negli anni – affermano il consigliere comunale della Lega Enrico Sirotti Gaudenzi e la responsabile degli enti locali Antonella Celletti – , Lattuca punta il dito solo sui proprietari dei negozi che, a suo dire, imporrebbero affitti esorbitanti. Un altro espediente per scansare il problema perché il progressivo depauperamento della rete commerciale nel centro cesenate non riguarda solo i canoni alti. È vero che il commercio di vicinato è in crisi da tempo per vari motivi, ma ci sono località dove si è corso ai ripari per invertire la tendenza. A Cesena no, perché il Pd, maggiore azionista delle amministrazioni comunali, ha avuto altri obiettivi, a partire dalla creazione di nuovi attrattivi poli commerciali a ridosso del centro storico".

"Di qui – proseguono Sirotti Gaudenzi e Celletti – le politiche comunali falsamente ambientaliste che hanno progressivamente cancellato parcheggi indispensabili alla frequentazione quotidiana del centro storico, l’assenza di iniziative culturali di alto livello e la scarsissima promozione dei beni cittadini per attirare pubblico dall’esterno. Oggi Lattuca promette, così dice, ’arredi ad hoc per un centro storico sempre più pedonalizzato per rendere i negozi fruibili’ e si professa sostenitore di chi imbratta le vetrine di vernice verde, dimostrando non solo di non aver compreso appieno il problema ma soprattutto di non avere programmato alcuna politica di rilancio del centro urbano".

"Se la responsabilità primaria dell’attuale situazione è delle politiche del Pd – sottolineano gli esponenti della Lega – ci sono associazioni e esponenti della cosiddetta società civile che non possono chiamarsene fuori. Forse un risveglio dal torpore che sta comprimendo in città qualunque dibattito critico e ogni spinta propulsiva potrebbe servire al rilancio di Cesena, ma, visto l’andamento degli ultimi anni, sorge più di un dubbio che ci sia la volontà".

Anche la Uil Cesena interviene sul tema con un’analisi sociologica individuando nella nuova visione di società senza più la centralità della società e del rapporto diretto tra le persone la causa a monte del problema. "Oggi non esistono più centri di aggregazione - rimarca il segretario Paolo Manzelli – che si sono snaturati e si è persa la visione sociale del locale per arrivare a una visione mordi e fuggi". Non mancano accuse della Uil alla politica. "Ha trovato un forte interesse nel foraggiare e sostenere la grande distribuzione".

Come fare per invertire la situazione?"Non con più parcheggi intorno ai centri storici, ma con una visione diversa del vivere collettivo. Un trasporto pubblico locale e vere zone di interscambio fra mezzi privati e pubblici devono edere sempre più incentivate ed essere collocate più lontane dai centri storici. Dall’altra parte è indispensabile adottare misure che sostengano la piccola distribuzione. Redditi e politiche salariali diverse e una visione di sostegno al’imprenditoria locale diversa sono il volano che le amministrazioni dovrebbero promuovere e coltivare. Le associazioni di categoria dal canto loro dovrebbero tornare a svolgere un ruolo chiave nel sensibilizzare quello che è il valore aggiunto della piccola imprenditoria rispetto a quella che è una visione da centro commerciale, dove a piccoli negozi si sommano grandi catene di distribuzione".