ELIDE GIORDANI
Cronaca

Parla il medico preso a pugni: "Volevo difendere un collega. Adesso abbiamo tutti paura"

Il racconto dello psichiatra Silvio San Martino picchiato da un paziente in reparto: "Se gli altri colleghi non l’avessero trattenuto chissà come sarebbe andata"

Il racconto dello psichiatra Silvio San Martino picchiato da un paziente in reparto

Il racconto dello psichiatra Silvio San Martino picchiato da un paziente in reparto

Cesena, 22 settembre 2024 – "Si stanno riassorbendo. Sono passato dal pronto soccorso e ho messo il ghiaccio". Parla dei lividi che gli hanno lasciato sugli zigomi i tre pugni sferratigli dal paziente di cui si è parlato in questi giorni, lo psichiatra Silvio San Martino del Dipartimento di Salute Mentale e Servizio Dipendenze Patologiche di Cesena.

Ha paura dottor San Martino? Il cinquantenne che si è scagliato contro di lei, denunciato ma a piede libero, ha promesso che tornerà con un coltello.

"La paura non è solo mia ma di tutto il Servizio. Nella sua ultima telefonata ha detto che ammazzerà il medico che ce l’ha in cura e l’assistente sociale di riferimento. Minacce le ha rivolte anche al primario Sanza".

Non è lei il sanitario di riferimento del cinquantenne senza fissa dimora che l’ha aggredita mercoledì con pugni e calci?

"No. E’ un altro collega del SerD che, durante una visita con l’uomo in questione, ci ha allertato temendo il peggio. Ci siamo avvinati alla porta e abbiamo sentito dei colpi sordi. Conoscendo il personaggio ci siamo allarmati e siamo entrati in due nell’ambulatorio. Quando ci ha visto, e aveva già messo il collega con le spalle al muro, è andato su tutte le furie e mi ha colpito con tre pugni in viso e due calci nelle gambe".

Lei non ha reagito?

"Ma no, non sono un lottatore… Insomma, le ho prese e basta. E comunque è più giovane e forte di me. Se gli altri colleghi non l’avessero trattenuto chissà come sarebbe andata. Abbiamo chiamato i carabinieri e a quel punto ha pensato bene di scappare. Io sono andato al pronto soccorso e mi hanno dato cinque giorni di prognosi".

Conosceva il suo aggressore?

"E un pluripregiudicato che non si tira indietro davanti a nessuna dipendenza. E’ stato anni in galera e ci sta torturando da almeno due mesi con una richiesta inesaudibile, vuole essere ricoverato. E’ convinto che in tal modo eviterà di tornare in galera per scontare altre pendenze che gravano sulla sua testa e così la sequela delle aggressioni verbali è ormai infinita: ti spacco la faccia, ti sparo, ti accoltello. Il problema è che è capace di passare ai fatti, come ci ha dimostrato".

Ma quali patologie denuncia per richiedere il ricovero?

"Dice che sente le voci. In un’occasione lo avevamo anche indirizzato al pronto soccorso, che è a due passi dal nostro Servizio, ma non ha neppure atteso l’ambulanza. Si è dileguato".

Cosa pensa ora di tutta questa faccenda?

"Penso che un medico non possa e non debba sottostare alle minacce. Io non ho seguito quell’uomo personalmente ma non è un caso sanitario, è un problema di disagio sociale e di pubblica sicurezza".

Voi però avete pazienti con problematiche psichiche e di dipendenze.

"Sono persone dipendenti dalle droghe o dall’alcool ma abbiamo con loro un rapporto fraterno, ci vogliamo bene. Mai è capitato in questi anni che il nostro Servizio abbia subito fatti del genere".

Un atto atipico, dunque, rispetto alle aggressioni registrate in altri servizi sanitari italiani?

"Purtroppo le condizioni economiche in generale stanno peggiorando e il mio aggressore voleva essere ricoverato anche per risolvere un problema abitativo. E’ uno che girovaga fra le città e non sa dove andare a dormire. Mi risulta che la notte scorsa l’abbia passata al pronto soccorso".

Che farete ora?

"Quello che ci hanno consigliato i carabinieri, che peraltro hanno risposto immediatamente alla nostra chiamata: se dovesse ricomparire li richiamiamo. Il Pm ha negato la possibilità di un processo per direttissima e l’uomo è libero di tornare. Il collega che lo segue, però, ora rifiuta di incontrarlo da solo".