Cesena, 14 novembre 2024 – Palazzo Guerrini Bratti scende di un altro scalino. La nobile magione settecentesca che si affaccia su via Chiaramonti è scivolata ad un valore di mercato pari a una qualunque casa borghese (e magari neppure così ampia), ad onta della sua storia, dei suoi affreschi, delle sue statue. Deserta anche l’ultima asta giudiziaria eccone un’altra (termine per le offerte il 16 dicembre), la sesta, che offre l’immobile alla cifra minima di 609.750 euro. Non copriranno, verosimilmente, neppure il quantum che gli imprenditori cesenati pagarono al vecchio conte Leon Francesco. La vendita fu annullata ma loro, giustamente, richiedono indietro quanto versato, che pare volatilizzato in chissà quali tasche e mai restituito. Di qui il ricorso al giudice e il pignoramento della proprietà, ancora in capo agli eredi del conte Leon Francesco, ossia l’attore Orso Maria Guerrini e la sorella Ilaria. Sarà la volta buona? Il palazzo - 1.280 metri quadri divisi in quattro unità abitative, valorizzato in 2.568.000 euro nella prima asta - troverà finalmente un acquirente?
Le risposte sono nei commenti di chi in città si occupa di immobiliare. "Farei carte false per poter effettuare un intervento di adeguamento e restauro in un palazzo tanto bello e pieno di storia come quello, ma in proprietà non lo vorrei neppure se me lo cedessero gratis" dice Maurizio Campanini, titolare dell’impresa edile CBC che ha restaurato immobili importanti in città tra cui Palazzo Masini (in piazza Giovanni Paolo II) e il refettorio della Basilica del Monte. "Troppi vincoli - commenta Campanini - e poi il centro storico non va più. Inoltre un’operazione del genere, con un restauro tanto impegnativo, non consentirebbe un margine adeguato per un’impresa".
"Conosco bene il palazzo Guerrini Bratti - dice Sabrina Giuliani titolare dell’agenzia immobiliare Cofiimm -. Me ne sono interessata già dall’epoca in cui la richiesta viaggiava sui 4 milioni di euro. Anche allora era chiaro quanto pesassero i vincoli a cui è sottoposto. Sarebbe auspicabile l’intervento di un mecenate che voglia impegnarsi in un’opera a vantaggio della città. Ma potrebbe accogliere soltanto sedi di rappresentanza e uffici poiché da un punto di vista residenziale e speculativo è davvero troppo impegnativo. Quando l’edilizia era all’apice, l’operazione d’acquisto effettuata dagli acquirenti, che avevano evidentemente una notevole disponibilità economica, ha avuto un senso. Ora non è più così e c’è una nuova generazione di acquirenti che non è interessata all’antico, benché prestigioso. Preferiscono un attico moderno e funzionale".
"Purtroppo a Cesena è venuto meno l’interesse per la cultura rappresentata da palazzi come quello, che raccontano tanto della storia della città - commenta l’architetto Sanzio Castagnoli -. In luoghi diversi raccoglierebbe ben altra attenzione. Non è solo questione di costi di restauro. Se vi ha vissuto il conte per tanti anni forse potrebbe anche essere abitabile nello stato attuale. Ma non siamo più la cittadina con lo spirito culturale che ci ha distinto negli anni passati. Non c’è più attenzione per i palazzi storici, l’ultimo ad interessarsene è stata Nerio Alessandri attratto da una parte di Palazzo Romagnoli. E’ lo stesso destino riservato ai mobili antichi. Chi li vuole più?".