
Nessuna offerta per lo storico edificio del 1700 in via Chiaramonti: la base era di 813mila euro, ora il curatore potrebbe ritirare l’immobile.
Pignorato e ignorato. La storia di questi ultimi anni continua a rendere fosco il futuro di uno dei più bei palazzi del centro storico di Cesena. Per la quarta volta, infatti, la magione dei conti Guerrini Bratti di via Chiaramonti, costruito alla fine del 1700 e di cui sono eredi l’attore Orso Maria Guerrini e la sorella Ilaria, ha affrontato un’ asta giudiziaria andata deserta. Nessuno si è mostrato interessato ai suoi 1.280 metri quadri (quattro distinte unità abitative in un unico lotto) tra affreschi, scalone elicoidale, statue attribuite a Leandro Marconi, eccezionali cantine a volta. Nessuno ha offerto gli 813 mila euro che rappresentavano la base d’asta per un magnifico palazzo il cui valore di mercato è stato valutato 2 milioni e 568 mila euro. Cosa succede ora? Il giudice potrebbe stabilire di ritirare il bene, poiché sceso troppo al disotto del suo valore reale, o dare avvio ad una ulteriore asta - sarebbe la quinta in quasi due anni - con un valore decurtato di un altro 25 per cento: ossia poco più di 600 mila euro. Praticamente il prezzo di un appartamento di qualche pregio. Poco probabile appare l’ipotesi di un accordo tra creditori e debitori, il cui rapporto ha evidenziato punte di acerrima avversione, che potrebbe siglare il passaggio di proprietà del palazzo e la chiusura definitiva di una vicenda che dura ormai da una quindicina di anni.
I creditori sono gli imprenditori cesenati Biguzzi e Gollinucci che acquistarono la nuda proprietà del palazzo dal vecchio conte Leon Francesco Guerrini Bratti, deceduto ultranovantenne nell’ottobre del 2002, pagandolo presumibilmente 1 milione di euro. Quella vendita, però, fu impugnata da Orso e Ilaria, che denunciarono gli acquirenti di circonvenzione d’incapace ai danni dello zio. Il successivo processo diede loro ragione e la vendita fu annullata. Ma dei soldi pagati dai due imprenditori, che legittimamente li richiedono indietro agli attuali eredi, se n’è persa ogni traccia. Volatilizzati o finiti in tasca a qualcun altro coinvolto nella vicenda, secondo Orso Maria Guerrini che si è sempre detto non disposto a pagare quei soldi. Ed ecco il ricorso al giudice e il pignoramento del bene con conseguente vendita forzata. Ma la storia continua. E stupisce che nessuno in città sia interessato al palazzo, che rappresenta un bene storico di grande valore. C’è da mettere in conto, tuttavia, la necessità di interventi onerosi per renderlo ancora abitabile. Inoltre , elemento non secondario, è sottoposto al rigido controllo della sovrintendenza che su un bene di quell’importanza non lascerebbe certo le biglia sciolte.
E l’attore Orso Maria Guerrini, che da tempo non si vede più in città, cosa dice? "Sto a guardare. Se lo vendiamo all’asta sarà una liberazione. Sennò, pace. Troveremo qualche altra soluzione. Una cosa è certa, quel debito non lo saldo io. Questa vicenda mi è già costata troppo sia intermini di ansia che di arrabbiature e di denaro. C’ho speso un milione di euro, sia per le cause che per il mantenimento del palazzo. Vediamo, poi, se c’è chi lo acquista. Ma almeno risolveremmo la questione. Rientrerei in parte di quello che ho speso, ma nulla per lo stress che mi ha provocato".