Un interventochirurgico di routine si è trasformato in un incubo per una paziente cesenate di 45 anni. La donna a gennaio si era sottoposta a un intervento di appendicectomia in laparoscopia a causa di un’appendicite acuta. L’operazione fila via apparentemente liscia. Ma dopo due mesi di dolori lancinanti, la 45enne scopre che quell’appendice che doveva essere rimossa è ancora nella sua sede naturale. E le provoca conseguenze dolorose e pericolose. Dunque cosa le è stato rimosso dai medici del Bufalini? Il responso verrebbe dall’esame istologico.
"Si parla di tessuto adiposo e coaguli - dice l’avvocata Chiara Rinaldi del foro di Bologna che assiste la donna - non certo dell’appendice, che non è stata rinvenuta, come scrivono i medici nel referto. Evidentemente nessun poi ha dato un’occhiata al risultato istologico a disposizione da gennaio. Successivamente la paziente è stato oggetto di diverse medicazioni e ricoveri, almeno una dozzina, fino a fine marzo, lasso di tempo nel corso del quale è stata oppressa da continui dolori. Ma per i sanitari non erano riconducibili all’operazione, e infatti sono stati diagnosticati come psicosomatici, tant’è che le era stata fissata anche una visita neurologica. Ma questa volta la paziente, ormai disperata, si sottopone ad una risonanza magnetica, anche su indicazione del primario dell’unità operativa del Bufalini che l’aveva in carico. Ed ecco la sorpresa, l’appendice è ancora al suo posto, ma ormai in cancrena". Che fare? "Le hanno prescritto una nuova operazione - scandisce l’avvocata Rinaldi - ma questa volta, e siamo già a metà aprile, la signora ha pensato bene di rivolgersi all’ospedale di Forlì avendo, a buona ragione, perso la fiducia in chi l’aveva operata a gennaio".
Un mese fa è scattata la denuncia querela alla Procura di Forlì, con istanza di risarcimento del danno all’Ausl della Romagna. Si chiede, ovviamente, di valutare il comportamento dei medici che l’hanno avuta in cura: ossia di chi ha sbagliato la prima operazione e di chi, nei giorni successivi, non se n’è accorto dell’errore e non ha fatto quello che doveva per porre rimedio. Del caso si occupa la pm Laura Brunelli. La paziente ha presentato consulenze tecniche del medico legale Donatella Fedeli e del chirurgo Saverio Pianalto che hanno esaminato la sua situazione. La relativa documentazione medica è stata sequestrata.
L’Ausl Romagna, nel frattempo, sta procedendo con un’indagine interna per identificare, a sua volta, le responsabilità. Si parlerà di un risarcimento in danaro che non sarà di poco conto considerato che il secondo intervento è stato piuttosto pesante.
L’avvocata Chiara Rinaldi puntualizza: ""Si è trattato di un intervento invasivo che ha coinvolto altri organi". La denuncia segnala l’errore in un intervento di routine, l’inerzia successiva ma anche come i referti, a poca distanza, abbiano descritto le stesse immagini in modo differente. Una diagnosi più tempestiva, si sostiene, avrebbe evitato il protrarsi dell’infiammazione e l’esecuzione del secondo intervento, che ha lasciato tuttora problemi importanti alla donna.