PAOLO MORELLI
Cronaca

Omicidio di San Mauro Mare, la lite mortale e il racconto della donna contesa

Cosa successe tra Guerrini e Rinelli nel 2019: "Erano a terra, prima c’era sopra uno, poi l’altro". Le diverse versioni del dito morso durante la lotta

La vittima Antonio Rinelli

La vittima Antonio Rinelli

Cesena, 16 settembre 2023 – Ha raccontato tutta la scena della lotta mortale tra Mirko Guerrini e Antonio Rinelli avvenuta nella notte fra il 7 e l’8 aprile 2019 a San Mauro Mare in via Orsa Maggiore, di fronte al ristorante Luna Rossa, Manuela Castriotta, la donna al centro della contesa fra i due uomini, entrambi ravennati. Il processo per eccesso colposo di legittima difesa a Mirko Guerrini iniziato nel dicembre scorso davanti al giudice monocratico di Forlì Marco De Leva, ha vissuto momenti di grande tensione emotiva con la deposizione della donna contesa.

Per più di tre ore Manuela Castriotta ha raccontato con voce sommessa, frasi inframmezzate da lunghe pause riflessive per cercare i termini più appropriati. La donna, appassionata di ballo, ha raccontato di avere conosciuto Antonio Rinelli nel dicembre 2017 e di avere iniziato una relazione con lui tre mesi dopo. "All’inizio era un rapporto normale – ha spiegato – poi Rinelli è diventato sempre più geloso di qualsiasi uomo io incontrassi. Due anni dopo ho deciso di lasciarlo, ma lui non si dava pace, mi cercava in continuazione e cercava di incontrarmi con la mediazione di amiche".

Rispondendo prima alle domande del pubblico ministero Sara Posa, poi al controinterrogatorio dell’avvocato Alessandra Pisa che rappresenta la famiglia di Antonio Rinelli e infine degli avvocati Paolo Benini e Antonino Lanza che difendono Mirko Guerrini, Manuela Castriotta ha raccontato la lite che si concluse con la morte di Antonio Rinelli, avvenuta in stata a San Mauro a Mare nei pressi dell’abitazione della donna e di sua madre.

Quella sera – ha raccontato – trovai Rinelli sotto casa mentre andavo a portare in un cassonetto il sacco dell’immondizia. Urlava chiedendo di Guerrini che scese da casa mia e lo affrontò; Rinelli lo colpì al volto con un oggetto che stringeva in mano, poi i due si azzuffarono, Rinelli che era più grande e grosso fece cadere a terra Guerrini e lo sovrastava. Io rientrai in casa per chiedere aiuto a mia madre e chiamare i carabinieri, poi tornai in strada vedendo che le posizioni dei due uomini era cambiate: erano ancora stesi a terra, ma sopra c’era Guerrini e sotto Rinelli. Vidi che il dito pollice della mano destra di Guerrini era infilato nella bocca di Rinelli. Alla fine Guerrini si rialzò e Rinelli rimase steso a terra, sembrava svenuto. Poi arrivarono i carabinieri".

Il particolare del dito di Guerrini infilato nella bocca di Rinelli è stato al centro di contestazioni e battibecchi in aula perché la testimone durante le indagini aveva fatto dichiarazioni diverse.

“Da allora – ha concluso Manuela Castriotta – non ho più avuto contatti con Mirko Guerrini. Successivamente ho saputo che i famigliari di Rinelli pensavano a ritorsioni nei confronti di me e Guerrini, ma non è successo niente".

Il processo, scaturito da un ribaltamento di fronte durante la fase istruttoria perché dopo le prime indagini la procura della Repubblica di Forlì ipotizzava che Mirko Guerrini avesse causato la morte di Antonio Rinelli per legittima difesa, continuerà nell’udienza del 26 ottobre quando saranno sentiti altri testimoni.