PAOLO MORELLI
Cronaca

Nove milioni in una bolla di sapone Vannini assolto: truffa prescritta

L’ex promotore finanziario di San Piero in Bagno è riuscito sempre a evitare il carcere

Nove milioni in una bolla di sapone Vannini assolto: truffa prescritta

di Paolo Morelli

Come era prevedibile, viste le conclusioni a cui era arrivato il procuratore generale alla fine della requisitoria del 28 ottobre dell’anno scorso, Silvio Vannini è uscito indenne dal processo d’appello dopo essere stato condannato a sette anni e nove mesi di reclusione e 32.000 euro di multa nel processo di primo grado che si era tenuto nel dicembre 2019. Il reato di truffa, infatti, si prescrive in sette anni e mezzo, e in questo caso ne sono già passati più di otto da quando il broker di San Piero in Bagno si presentò alla Guardia di finanza di Forlì, in compagnia dell’avvocato Giordano Anconelli, confessando di aver sottratto nove milioni di euro a un centinaio di clienti e di averli dissipati al Casinò di Venezia. I giudici della corte d’appello di Bologna si sono quindi adeguati all’impostazione della procura generale.

Brutte notizie per i 25 clienti che si erano costituiti parti civili, assisiti alla lettura della sentenza dagli avvocati Massimiliano Starni e Luca Salvetti, per cercare di recuperare i soldi che avevano affidato a Vannini: anche gli istituti di credito chiamati in causa (Banca Consulia-Ipibi, Monte dei Paschi di Siena e Banca Fideuram) sono stati prosciolti in quanto esclusi dal nesso solidale con Silvio Vannini.

E’ finita quindi in una bolla di sapone una vicenda che ha tenuto col fiato sospeso tutta la Valle del Savio per anni, a partire dal 15 marzo 2015, quando Vannini si presentò alla guardia di finanza di Forlì accusandosi della gigantesca truffa e fornendo tutta la documentazione necessaria a ricostruire i passaggi di danaro. Una condotta studiata a tavolino che ha evitato l’arresto di Vannini in quanto non c’erano più le condizioni necessarie:: non c’erano la flagranza del reato, né il pericolo di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove.

Da allora Silvio Vannini, che oggi ha 68 anni, ha vissuto in alcune comunità terapeutiche per guarire dalla ludopatia che gli ha rovinato l’esistenza. Oggi è ospite in una comunità delle Marche dove è in cura per una grave malattia.

Da questa vicenda sono nati altri filoni di indagine penale: alcuni clienti di Vannini che gli avevano affidato i frutti di evasioni

fiscali sono stati messi sotto inchiesta e al Casinò di Venezia è stato contestato di non aver rispettato le normative antiriciclaggio per la somma di 3,6 milioni di euro.

A carico di Vannini, inoltre, era stato instaurato un altro processo penale per evasione fiscale per non aver dichiarato come redditi le somme indebitamente percepite: nel 2019 fu condannato a un anno e mezzo di reclusione, ma non andò in carcere per la sospensione condizionale della pena.

Per conoscere il meccanismo giuridico che ha portato all’esclusione di qualsiasi responsabilità da parte delle banche con le quali aveva collaborato come promotore finanziario Silvio Vannini sarà necessario attendere la motivazione della sentenza, ma è probabile che il giudici di secondo grado abbiano considerato l’assoluta estraneità degli istituti di credito: Vannini, infatti era diventato abilissimo a falsificare le ricevute di versamento sulle carte intestate delle banche, e riusciva a rabbonire con versamenti parziali i clienti che gli chiedevano la restituzione dei soldi, poi a volte riusciva a convincerli ad affidaglieli nuovamente.