REDAZIONE CESENA

Non solo streghe a Settecrociari Quel bacio (casto) della badessa

Vecchie storie e leggende del borgo dove si incrociano 7 vie, un numero dalla potente simbologia

Non solo streghe a Settecrociari Quel bacio (casto) della badessa

A Settecrociari, tra vecchie storie di streghe ma anche ricordanze di baci inaspettati, ovvero via del Bel Bacio. Andiamo con ordine. La pulce nell’orecchio ce l’ha messa una amica, non cesenate, di passaggio da queste parti. Settecrociari, ci ha detto, che nome evocativo: roba da crocicchio delle streghe. Obiezione: in primo luogo questo antico nome è geograficamente descrittivo, perché il borgo ha sempre incrociato sette vie: oltre alle quattro vie principali per S. Vittore, Diegaro, S. Mauro e Massa, le altre tre per Bertinoro, Priolo e via Madonna di Settecrociari. Però indizi stregoneschi, superstizioni di ieri, non mancano: i “Set Crusiri”: località tra Bertinoro e Cesena … Una volta si credeva che vi si svolgessero i sabba delle streghe” (fonte: Nuovo Dizionario Romagnolo Italiano, di Libero Ercolani). E perchè mai le streghe avrebbero frequentato i crocicchi per i loro “rave party”? Perché crocicchio è diminutivo di croce: e le streghe, le “amanti del diavolo” secondo la superstizione popolare e l’antica mentalità ecclesiastica, volevano disonorare ogni sacralità: quale notte migliore di quella della notte di S. Giovanni (appena trascorsa), già antica festa pagana che segna con i suoi poteri il solstizio d’estate? Inoltre: un crocevia di sette strade, come a Settecrociari, è un super crocicchio. Sette è numero dalla potente simbologia: ad esempio sette sono i sacramenti, ma sette sono anche i peccati capitali.

Altro indizio: salendo verso i colli e ormai a Lizzano lungo via Madonna di Settecrociari, l’occhio attento ritrova una celletta mariana. Seminascosta da fiori di platica c’è una piccola lapide: “Maria, Madre della Clemenza, qui apparve tre volte a Marietta Candoli, morta nel 1583. Nel IV° centenario il popolo di Lizzano pose”. Marietta Candoli era una bambina figlia di contadini che poi divenne suora. Ipotesi: se la rassicurante Madonna appare e si sparge la voce - anche da un punto di vista laico e con rispetto parlando - non è mai per caso. Doveva tirare aria di paure e malefizi da queste parti in quei tempi lontani. Noi invece nei giorni scorsi, sotto un sole estivo e giaguaro dopo troppi giorni di pioggia, ridiscendiamo verso il piano, imboccando via Settecrociari verso la rotonda di Diegaro. Ecco apparire, sulla destra, la via del Bel Bacio che porta a San Mauro. Bel Bacio, denominazione inconsueta per una strada. Eco lontana d’una simpatica leggenda: (fonte la “Storia di San Mauro in Valle” di Attilio Bazzani). E dunque qui, in tempi antichi, una badessa avrebbe dato un pubblico bacio ad un nobile che aveva beneficato il suo convento: un bacio casto, da zia premurosa. Una leggenda gentile. A proposito di baci: abbiamo ripreso in mano ’A la Garbòia’, succosa inchiesta eseguita un secolo fa dal ricercatore Lucano De Nardis tra i contadini per raccogliere detti, comportamenti, credenze, costumanze della tradizione orale romagnola. Ebbene, i baci in pubblico erano un tempo impensabili. Figurarsi quello d’una madre badessa a un uomo e “coram populo”, al cospetto del popolo. Forse è solo una bella favola: in ogni caso non è una pubblicità, accende invece il sorriso della fantasia.

Gabriele Papi