Sono stati due imputati, l’ex presidente del Chievo Verona Luca Campedelli, 56 anni, e l’avvocato Cesenate Christian Dionigi, 54 anni, i protagonisti della dodicesima udienza del processo per la bancarotta dell’Ac Cesena. Campedelli, che fa parte della famiglia che era proprietaria sia del Chievo Calcio che dell’azienda dolciaria Paluani, è l’unico imputato sul fronte veronese. Ricordiamo che alla base del processo c’è la contestazioni di numerose operazioni ’baciate’ di compravendita di giovani calciatori a prezzi elevatissimi sull’asse Cesena-Chievo con l’obiettivo di creare plusvalenze fittizie utili a rispettare artificiosamente i parametri di ogni bilancio indispensabili per potersi iscrivere al campionato successivo. A Campedelli, che sta seguendo tutte le udienze del processo, ha posto domande solo il suo avvocato difensore Daniele Ripamonti. L’imputato ha descritto l’organizzazione societaria del Chievo, fallito dopo l’Ac Cesena trascinando nel baratro anche l’azienda di famiglia, escludendo che ci fossero compravendite di giocatori per creare plusvalenze fittizie.
Anche Christian Dionigi ha seguito le udienze del processo e ha risposto con prontezza e lucidità alle numerose domande del pubblico ministero Francesca Rago, dell’avvocato di parte civile Antonio Materia che tutela la curatela fallimentare, del suo avvocato difensore Antonella Monteleone e dei difensori di altri imputati. Ha descritto il clima di emergenza finanziaria che caratterizzava la quotidianità dell’Ac Cesena, guidato dal presidente Giorgio Lugaresi, l’unico che lavorava a tempo pieno e percepiva un compenso. Dionigi ha raccontato anche degli impegni sottoscritti personalmente dagli amministratori per un totale di 18 milioni e ha difeso Rino Foschi escludendolo dalle trattative per la compravendita dei giovani calciatori.
Paolo Morelli