
Medici
Cesena, 18 dicembre 2019 - Un medico condannato, l’altro assolto. L’esito del processo sigillato ieri dal giudice di Forlì Maurizio Lubrano decreta il termine del percorso giudiziario di primo grado del caso di Emma Tartaglia , 62 anni, entrata il primo aprile 2014 in ospedale, alla clinica Malatesta Novello con un braccio gonfio e uscita cadavere dopo 12 giorni di degenza.
Per il pm Laura Brunelli per quella tragedia dovevano pagare il conto con la giustizia due medici, all’epoca in servizio all’interno della casa di cura e accusati di omicidio colposo: Luca Serantini , 63 anni, e Andrea Righi , di 62, assistiti dall’avvocato Giorgio Mambelli. Il pm aveva valutato in modo egualitario la responsabilità penale dei professionisti, richiedendo per entrambi una pena di due anni, per impudenza, imperizia e negligenza, i classici punti cardine previsti dalla colpa medica.
Al termine della camera di consiglio il giudice Lubrano ha invece evidenziato una netta separazione di comportamento degli imputati durante la presa in carico della paziente poi deceduta; di conseguenza il magistrato ha assolto Righ i per non aver commesso il fatto (accogliendo quindi la tesi della difesa, che rimarcava come il dottore si fosse occupato della donna solo per un paio di giorni) e condannato Serantini , che ha invece seguito la 62enne cesenate dall’inizio alla fine del suo tragitto diagnostico e terapeutico.
Il giudice ha però abbattuto la pena della metà, condannando a un anno l’imputato ritenuto penalmente responsabile del decesso di Emma Tartaglia, morta al dodicesimo giorno di ricovero per complicanze di una erisipela, ossia un’infiammazione batterica alla cute, malattia per la quale era entrata in clinica. In realtà, giorno dopo giorno le condizioni della paziente peggioravano; i periti medici nominati sia dal giudice dell’udienza preliminare durante l’inchiesta sia dalla procura avevano evidenziato una presunta "carenza e non efficacia" delle cure svolte a base di antibiotici; in base alle risultanze dell’autopsia, la donna sarebbe quindi deceduta per lo sviluppo di una miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco) accompagnata da una granulonefrite, patologia infiammatoria dei reni
Il verdetto del primo grado penale del giudice Lubrano certifica anche una provvisionale risarcitoria di 60mila euro, ripartita in parti eguali al marito e alle due figlie della vittima, assistiti in aula dagli avvocati Giulio Cola e Maja Ricci. Che comunque proseguiranno le loro richieste di risarcimento anche in sede civile.