Emanuele Montaguti al ‘Palaippo’ è di casa da decenni. Dopo essere cresciuto nelle giovanili della Cesena Basket 2005, ha viaggiato per il mondo con la palla a spicchi sempre sotto braccio, spostandosi dal college statunitense di West Florida, all’Europa e al campionato olandese, per poi tornare in Italia e dedicarsi all’attività di preparatore atletico. Tornando da quest’anno a prendere ancora di mira il canestro del quartier generale delle ‘Giraffe’, diventando uno dei punti di riferimento della squadra di coach Marco Vandelli che milita in Divisione Regionale 1.
Montaguti, come sta andando il ritorno in campo?
"Sono contentissimo della scelta fatta. Avevo smesso di giocare 5 anni fa, ma in effetti il basket è come la bicicletta, una volta che hai imparato, non te lo dimentichi più. E’ bello riprendersi il lato più ludico dello sport, quello rappresentato dal giocare per il piacere di farlo. E lo è particolarmente qui a Cesena, nella società alla quale sono legato da sempre".
E’ anche preparatore atletico. "Dal periodo del Covid mi sono dedicato in maniera sempre più completa al mondo della preparazione fisica: così è nata ‘Ground Up’, una realtà pensata per offrire il meglio degli standard della preparazione atletica a chiunque, dagli atleti professionisti che frequentano il centro fino ai ragazzi del settore giovanile della Basket 20005 come di altri club, arrivando anche agli adulti e ai pensionati. Uno dei principali motivi per i quali ho accettato di tornare a giocare è che in squadra ci sono anche tanti ragazzi che ho imparato a conoscere seguendone la preparazione".
Qual è il primo bilancio?
"Ci sono alti e bassi, come è normale con un gruppo molto giovane. Vedo tante potenzialità e credo che il valore aggiunto sia il modo in cui coach Vandelli tiene unito il gruppo: si lavora sodo e si fanno sacrifici, ma ci si diverte tanto".
Ha giocato nei college Usa, un altro mondo.
"E’ proprio questo il punto. Là è tutto diverso, la scuola e lo sport sono profondamente legati. La vita ne è fortemente influenzata. Un modello del genere non si può riproporre in toto in Italia, ma il mio spirito è quello di portare qui alcuni degli aspetti più funzionali alla nostra realtà".
Parliamo della galassia della Cesena 2005.
"E’ bello farne parte ed è bello condividere un progetto che dedica così ampio spazio ai giovani. Gioco con uno spirito diverso rispetto a quando ragionavo nell’ottica del professionismo, il che mi permette di godermi più il momento, il piacere del gioco. Certo, a volte i risultati non ci hanno sorriso, ma il percorso è giusto e ci sarà il momento per raccogliere quello che stiamo seminando. Sono felice di dare il mio contributo".
Luca Ravaglia