MASSIMO PANDOLFI E GIACOMO MASCELLANI
Cronaca

Marco Pantani, 20 anni dopo: la rivincita del Pirata. Adesso è per tutti di nuovo un eroe

Dopo la morte per droga, su di lui calò un silenzio imbarazzato. Ma oggi il Tour lo onora. E Cesenatico gli dedica piazze e statue

Mi sento ferito, i ragazzi che mi credevano devono parlare Marco Pantani Dicembre 2003

Cesenatico, 10 febbraio 2024 - Marco, il nostro caro Marco Pantani, scarabocchiò tanti pensieri un paio di mesi prima di morire. Uno è qui sopra, altri sono vicini alla sua tomba di Cesenatico, dove il Pirata riposa e speriamo almeno che abbia trovato un po’ di pace.

Sono già passati vent’anni, accidenti. Era un sabato sera, un maledetto sabato sera: San Valentino, la festa degli innamorati.

Il commento L’ultimo rifugio tra rimpianto e memoria di Leo Turrini

Una rosa rossa per Marco Pantani, nella sua tomba (foto Marco Fabbri)
Una rosa rossa per Marco Pantani, nella sua tomba (foto Marco Fabbri)

Mezza Italia era stata innamorata di Marco Pantani, eppure lui ci ha lasciati proprio quel giorno, solo come un cane, a San Valentino, in una camera di un residence di Rimini: dov’era finito l’Amore?

La notizia arrivò tardi in redazione. La mattina dopo il nostro giornale titolò in prima pagina: ‘Il Pirata trovato morto’. Tanta gente non sapeva ancora nulla e pianse davanti alle edicole.

Pantani bruciato dalla droga sì, dalla depressione, dalla rabbia. Non l’ha ucciso nessuno, dicono tutte le inchieste che sono state aperte e chiuse in questi anni, l’ultima nei giorni scorsi. Pantani detto il Pirata si è ucciso, poco alla volta, da solo: questa è la verità ufficiale e probabilmente la verità vera. Ma Marco cominciò a morire dentro per la prima volta a Madonna di Campiglio, 1999; stava stravincendo il Giro d’Italia dopo aver stravinto l’anno prima Giro e Tour e fu fermato per l’ematocrito alto, sinonimo di doping. "Stavolta non mi rialzo più", disse al suo amico di sempre e manager, Andrea Agostini. "Ebbi un brivido", racconta ancora oggi Agostini.

Il rendering, in esclusiva, di come sarà piazza Marco Pantani a Cesenatico
Il rendering, in esclusiva, di come sarà piazza Marco Pantani a Cesenatico

Pantani vinceva perché era il più bravo, il più forte. Chissà se a Madonna di Campiglio qualcuno l’ha incastrato davvero, magari scambiando le provette: si è parlato anche di una congiura della camorra, che aveva scommesso contro di lui al Giro d’Italia. Lo ipotizzò pure un procuratore della Repubblica che svelò: "Ci sono buone possibilità che sia andata così, ma non riesco a dimostrarlo".

Nel frattempo Marco e il suo orgoglio impazzivano quando si sentiva urlare per la strada: "Ma dove vuoi andare, drogato?" Racconta Vittorio Savini, uno dei suoi primi allenatori, amico e secondo padre del Pirata, inventore del club dei tifosi ‘Magico Pantani’: "Un giorno Marco mi disse: adesso vi faccio vedere cosa vuol dire essere un drogato".

Pantani cominciò a drogarsi davvero. "A un certo punto – prosegue Savini – lo presi per il collo, non ne potevo più, si stava rovinando. Lui non mi cercò per due mesi. Sbagliai, i ragazzi caduti in un precipizio come Marco hanno bisogno di affetto, di amicizia, non serve a nulla attaccarli al muro. È una colpa che mi porterò dietro per tutta la vita". Anche Agostini un giorno quasi prese a botte il suo amico Marco, compagno di banco, di prime pedalate e prime morose, come si dice qui in Romagna, e poi manager. "Volevo scuoterlo, non ci sono riuscito". Sua madre racconta che lo sgridava, il suo Marco, e sgridava anche quella gentaglia che gli arrivava in casa. "Mio figlio mi diceva: ma’, non prendertela con loro. È solo colpa mia, perché se io non la voglio, non la prendo".

Parlava della cocaina. Che tristezza ricordare quei giorni, ma andando ancora più indietro nel tempo tornano i sorrisi. Arriva la storia, arriva la leggenda di un campione che si arrampicava come gli stambecchi su per le montagne. Che cominciò a correre perché aveva l’argento vivo addosso. "Era un ragazzino, il mio Marco – ricorda ancora mamma Tonina – e giocava a pallone, ma voleva smettere perché lo tenevano sempre in panchina. Lui prendeva la mia bicicletta da donna e correva dietro ai suoi coetanei ciclisti della Fausto Coppi, la squadra qui di Cesenatico. Loro avevano le bici da corsa, Marco la mia ‘Graziella’. Tornavo a casa dal lavoro, vedevo lui stanco morto e gli chiedevo: ma cos’hai fatto Marco? E lui, distrutto ma felice, rispondeva: sono stato con loro, Ma’, ma non mi hanno mica staccato..."

Un predestinato Pantani. Campione, campione anche maledetto. Quando morì per droga cercarono pure di censurare il suo ricordo dall’immaginario collettivo. Vietato celebrarlo: personalità ingombrante, era un cattivo esempio. Ma Romano Cenni, il patron della Mercatone Uno, la sua squadra ciclistica, inventò la biglia che mezzo mondo continua a vedere dall’autostrada, a Imola. Era ed è dentro quella che fu la sua azienda: spazio privato, poteva farci ciò che voleva.

La sua Cesenatico all’inizio gli dedicò una statua, ma era una statua senza nome: non si poteva nominare il Pirata. Sono passati tanti anni, tutto è stato sdoganato. La statua del ciclista di piazza Marconi si chiama statua Marco Pantani. Matteo Gozzoli, il sindaco di Cesenatico, ha 37 anni ed era un ragazzino quando il Prata vinceva tutto. "Nel 1998 volevo fare il ciclista – racconta –, me lo presentarono a una cena dopo i suoi trionfi al Giro e al Tour. Mi tremavano le gambe dall’emozione. Ero un po’ robusto e ricordo che lui mi disse: ‘Ehi, se vuoi andare in bici devi dimagrire, eh...’"

Gozzoli sta preparando una grande festa per la sua leggenda cittadina. Nascerà presto piazza Marco Pantani, lì dove c’è ora la statua, nell’attuale piazza Marconi). Statua che sorgerà alla fine di una salita, ci sarà pure un’arena. Lì ci vanno già in pellegrinaggio tanti visitatori che hanno nostalgia del Pirata, e che passano anche vicino al Grand Hotel, sotto il grattacielo, dove hanno installato altre due biglie giganti. E poi c’è il museo, lo ‘Spazio Pantani’, attaccato alla stazione ferroviaria, presieduto da Serena, la nipotina che Marco andava a prendere in bici, caricava sul cannone e giocava con lei, che era una bambina. "Ci sono le sue prime bici, tanti cimeli, ma qui vanno a ruba le bandane", dice lei. Bandane che il Pirata indossava e poi lanciava via quando si alzava sui pedali, partiva come un treno, volava, volava e faceva impazzire l’Italia.

Marco ormai è in ogni luogo, c’è una statua pure a Madonna di Campiglio, dove cominciò a finire tutto. Hanno fatto libri, film, canzoni, spettacoli teatrali, racconti, leggende.

Il Tour de France che Marco vinse nel 1998 insieme al Giro d’Italia per una storica accoppiata, non si è dimenticato di lui. La Romagna si sta già vestendo a festa perché quest’anno il Tour parte dall’Italia e la seconda tappa, il 30 giugno, prenderà il via provate a indovinare da dove? Da Cesenatico, sì. "Organizzeremo una Notte Gialla aspettando il Tour – racconta ancora il sindaco Gozzoli – e poi il via alla corsa sarà emozionante. Si partirà dallo stadio, i ciclisti proseguiranno come un serpentone, quasi a passo d’uomo, dietro a un’auto, fino allo Spazio Pantani". In fila indiana, per fermarsi e dire: ‘Chapeau, Marco’.

Si passerà anche dal cimitero, che da vent’anni è meta di un via vai continuo. Uno dei mille messaggi: "Ciao Marco, ovunque tu sia grazie di quello che ci hai dato e perdonaci per come ti abbiamo trattato". Per salutare il Pirata sepolto in un piccolo tempio ci sono spesso anche tanti stranieri, perché Pantani non aveva confini quando si scatenava: stregava tutti, stregava il mondo.