di Annamaria Senni
Per la seconda volta le ha donato la vita. La prima volta quando l’ha messa al mondo, il 29 luglio di 26 anni fa, e la seconda quando le ha donato il suo rene, il 4 maggio scorso. "Grazie a mia madre ora sto bene". Veronica Calabrese, 25enne cesenate è consapevole di aver avuto il dono meraviglioso di una seconda vita grazie a mamma Rosaria. Veronica come è arrivata all’intervento?
"Quando ero piccola mi è stata diagnosticata una malattia genetica, la fibrosi cistica, e assieme ad essa anche il diabete. Verso i 16 anni ho iniziato a soffrire di disturbi al fegato e cinque anni dopo sono stata sottoposta a un trapianto di fegato. Sono stata bene per quattro anni ma poi è iniziato il problema ai reni, l’unica soluzione possibile era il trapianto".
Come ha vissuto l’attesa dell’operazione?
"Avevo paura, paura di non farcela. Due anni e mezzo fa ho dovuto iniziare la dialisi ed è stato devastante. All’inizio la facevo due volte a settimana, poi ero passata a tre. Ne risentivo sia fisicamente che, soprattutto, psicologicamente. Così a mia madre venne l’idea di proporsi come donatrice. E’ stato difficile trovare un centro che accettasse di prenderci in cura a me e mia madre, perché ci dicevano che l’operazione era complessa, data la mia malattia. Ci ha seguito l’ospedale Sant’Orsola di Bologna, ci hanno fatto il test per verificare che fossimo compatibili e da lì è iniziato il nostro percorso. Il 4 maggio abbiamo fatto il trapianto. Pochi attimi prima dell’intervento avevo paura, ma appena è iniziata l’operazione mi sono tranquillizzata. Ero sveglia e parlavo con l’anestesista mentre i medici mi operavano".
Come si è sentita dopo l’intervento?
"Mi sono ripresa in fretta, tanto che non c’è stato bisogno neppure della terapia intensiva. Sono stata dimessa dopo soli tre giorni, e anche i medici erano sbalorditi della mia incredibile ripresa. Ora la mia vita è tutta un’altra cosa. Mangio, esco, e piano piano potrò riprendere a fare quello che facevo prima della dialisi. Mi hanno detto che per tre mesi devo stare lontana dai luoghi affollati e ora sono in malattia. Poi riprenderò il mio lavoro come commessa in un negozio a Savignano, e vorrei tanto andare in discoteca con le amiche, fare passeggiate e soprattutto viaggiare".
Ha dovuto fare molte rinunce da bambina a causa della sua malattia?
"La cosa che mi pesava di più quando ero piccola era non poter fare una corsa con i miei amici perché se correvo mi mancava l’aria. Mi stancavo subito e, per questo, non riuscivo a giocare spensierata come si dovrebbe fare da bambini. In più, a causa del diabete e della fibrosi cistica ero più soggetta ad influenze e non potevo stare in contatto con persone che erano ammalate. Ho dovuto anche fare parecchie assenze da scuola e non potevo mai andare in gita alle elementari e alle medie perché non c’era l’assistenza per l’insulina".
Cosa vorrebbe dire oggi alla sua mamma?
"Le vorrei dire grazie, perché senza di lei non avrei mai avuto questa seconda possibilità e poi, anche se non glielo dico spesso, vorrei dirle che le voglio bene. E’ la persona che fin da piccola mi è stata più vicina, assieme a mio padre e mia sorella".