Non ha stupito più di tanto la notizia del bar pasticceria Dolcesalato di Cesenatico chiuso al termine di una serie di accertamenti e indagini sulle infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna. Sono infatti sei anni, dal 2018, che in città si parla del tentativo di un tentacolo della ‘Ndrangheta calabrese di insediarsi in riviera. In quell’anno si videro degli anomali movimenti di compravendite e affitti di bar, ristoranti e locali in centro. C’erano uomini mai visti prima che facevano affari e rilevavano attività. I primi rumors giunsero proprio dagli imprenditori della zona, qualcuno ne parlò col sindaco Matteo Gozzoli, il quale non ci pensò due volte e informò subito le forze dell’ordine presenti sul territorio, la questura e la prefettura. La Guardia di Finanza attivò le indagini e tra i malavitosi finiti nella rete dell’operazione "Radici", c’è un uomo oggi 52enne, nato a Bologna e ufficialmente residente a Cesenatico, il quale sarebbe legato al clan dei Piromalli. Sotto la lente passarono le compravendite di due bar e un bar pasticceria in centro, un bar pasticceria nella zona centro Ponente, un ristorante in viale Carducci e un albergo. Dietro questi affari c’era Francesco Patamia, oggi 36 anni, il quale assieme ad alcuni soci condusse le trattative per acquisire le attività tramite una società con sede a Milano. Patamia poi si trasferì altrove e lasciò sul posto un suo uomo di fiducia, appunto il 52enne residente a Cesenatico. Oltre agli aspetti penali, ce ne sono dunque di amministrativi, che riguardano le aziende acquistate. La questione è seguita con interesse dalle categorie, incluse quelle sindacali. Paolo Manzelli, segretario generale della Uil di Cesena, commenta così gli sviluppi delle indagini e bacchetta le categorie economiche: "Quanto sta avvenendo a Cesenatico è l’ennesima riprova della necessità di interventi urgenti a sostegno della legalità in un Comune che vede nel turismo e più in generale in tutto il terziario il suo cuore economico e produttivo. La malavita organizzata è sempre più determinata nel cercare di permeare il nostro tessuto produttivo. Noi della Uil lo denunciamo da anni, nel silenzio generale anche da parte delle associazioni di categoria che dovrebbero invece essere le prime e le più determinate a portare avanti battaglie a sostegno della legalità, nell’interesse di quella imprenditoria sana, che è ancora la parte prevalente nel territorio e rischia di essere schiacciata da quella malsana che deve essere espulsa senza indugio". Manzelli non nasconde le preoccupazioni: "La situazione rischia di andare fuori controllo e dobbiamo prendere atto che i settori più produttivi in ambito turistico o comunque collegati a questa filiera, sono quelli più ad alto rischio di contaminazione, laddove non ci siano anticorpi a garanzia della legalità nel fare impresa. Serve una urgente apertura di un confronto, di cui deve farsi parte attiva l’amministrazione comunale per avviare immediatamente un tavolo di confronto nel quale tutti dovranno fare la loro parte, a partire proprio dall’imprenditoria locale e dalle loro associazioni".
Giacomo Mascellani