Foto dense, in un bianco e nero in cui l’occhio scava il particolare e il movimento si percepisce oltre l’immobilità dello scatto. C’è questo e tanto altro nella mostra del fotografo cesenate Francesco Montaguti. Trentacinque anni, architetto, cittadino inglese, Montaguti ha un piede Oltremanica, a Londra, ed uno stabilmente radicato a Cesena dove vive la sua famiglia d’origine in cui è di casa la passione per la fotografia. Ed è qui che, per la prima volta (inaugurazione oggi alle 17, Galleria del palazzo del Ridotto), Francesco Montaguti porta la sua mostra "Urban Theatre", già esposta in precedenza a Brighton.
Montaguti, cosa c’è nel teatro urbano che ispira i suoi scatti? "Nulla che identifichi i luoghi dove sono stati effettuati. Ci sono 29 foto realizzate in giro per il mondo seguendo il mio lavoro di architetto. Sono scatti occasionali, non realizzati aspettando che la scena si animi. Mi piace immergermi nei contesti e cogliere ciò che offre il momento, creare un ponte tra la fotografia e l’architettura resa viva dall’attività quotidiana. Ma non c’è una priorità di focalizzazione tra le persone e i contesti urbani, ognuno è parte del tutto. Cerco di creare una frizione positiva tra elementi umani e architettonici. Senza entrambi lo scatto perderebbe di identità".
Il bianco e nero è una scelta di stile?
"Ho la tendenza a vedere il mondo così, mi piacciono i contrasti. I pieni e i vuoti, le trasparenze e i riflessi. Spazi pieni di elementi e spazi quasi rarefatti. Atti di una situazione teatrale dove la scenografia e gli attori s’impongono, mentre in altri atti la semplicità del momento rende speciale lo scatto".
L’emozione della fotografia è negli occhi di chi la guarda?
"E’ una verità quasi assoluta. Sin dalla mia prima esposizione ciò che mi ha profondamente affascinato è stata la reazione delle persone, soprattutto dei bambini che non fingono mai, non hanno preconcetti e s’immergono totalmente nell’immagine. Ognuno, comunque, può essere toccato in maniera diversa da quello che il fotografo ha colto con la sua macchina fotografica".
Altri progetti, in questo momento?
"Si, sto completando un progetto che mi sta molto a cuore e si chiama ‘Six A.M.’, ossia Sei della mattina. Si tratta di una raccolta, a colori, che ha come contesto la spiaggia di Cesenatico. Ha un tratto più documentaristico e personale di quello che inauguriamo oggi e vuole raccontare la riviera di mio nonno Adolfo, che usciva in mare la mattina con la barca da pesca che si era costruito da solo. Amava questo momento, gli incontri, le persone che vivevano il mare come un’estensione del proprio io. Ci sono ritratti di gente che chiacchiera in mezzo al mare seduta su sedie sfiorate dalla bassa marea, persone che leggono il giornale. Un progetto di ‘casa’ contrapposto al lavoro che svolgo in giro per il mondo. Innesca belle sensazioni portare sia in Inghilterra che fuori le immagini di Cesena e dell’Emilia-Romagna".