EMANUELE CHESI
Cronaca

L’eterno dualismo Forlì-Cesena: "Cittadini più avanti dei politici"

Enzo Lattuca, sindaco e presidente della Provincia, nega che il bipolarismo sia un problema "Il nostro territorio è integrato: gli utenti cercano i servizi migliori, non quelli più vicini".

Enzo Lattuca, sindaco e presidente della Provincia, nega che il bipolarismo sia un problema "Il nostro territorio è integrato: gli utenti cercano i servizi migliori, non quelli più vicini".

Enzo Lattuca, sindaco e presidente della Provincia, nega che il bipolarismo sia un problema "Il nostro territorio è integrato: gli utenti cercano i servizi migliori, non quelli più vicini".

Campanilismo, vittimismo, analisi un tanto al chilo e la solita polemica politica. È emerso di tutto tra le pieghe del dibattito scaturito dall’intervista al presidente di Orogel, Bruno Piraccini, che ha rilevato uno squilibrio nei rapporti tra Forlì e Cesena, penalizzante a suo dire per il secondo ‘polo’ della provincia e per il suo tessuto economico più vivace. Ha aggiunto legna al fuoco Enzo Lattuca, sindaco di Cesena e presidente della Provincia, che nella conferenza stampa di fine anno ha ventilato l’ipotesi di un trasferimento della questura da corso Garibaldi alle rive del Savio. Apriti cielo! Fuoco di controbatteria da Forlì, dove già vedono profilarsi bramose mani cesenati sulla claudicante Fiera cittadina.

Sindaco-presidente Lattuca, il dualismo Forlì-Cesena è una tara inestinguibile della nostra provincia bipolare?

"Ma no, figuriamoci. E’ un tema che viene agitato per far polemica. I cittadini hanno superato da tempo il campanilismo di certe dichiarazioni che ho letto in questi giorni. Tra l’altro c’è chi ha dato risalto al tema delle sedi degli enti istituzionali, ma questi riguardano ben poco la vita quotidiana di forlivesi e cesenati. Che sono molto più interessati ai servizi diretti come quelli sanitari. E sappiamo bene che in questo campo il criterio di scelta principale non è certo l’immediata vicinanza. Mi ha colpito che il primo nato del 2025 all’ospedale Bufalini sia una bambina figlia di una coppia di forlivesi. Allo stesso modo un cesenate che deve curarsi per patologie oncologiche va con fiducia a Forlì o a Meldola".

Ma allora Cesena vuole o no la questura? Il sindaco forlivese Zattini non l’ha presa bene...

"Chiariamo che da parte mia non c’è nessuna rivendicazione. Ho indicato solo una possibilità, la disponibilità della città. Ma come ha detto bene un sindacalista di polizia, l’importante è che ci sia una sede adeguata per utenti e personale, non importa se a Forlì o a Cesena. Certo, se ora Forlì e Cesena sono capoluoghi della Provincia alla pari, i ragionamenti vanno fatti allo stesso modo con una logica paritaria, che guarda a tutto il territorio e individua le migliori soluzioni".

Insomma: non è un diritto divino di Forlì avere tutte le sedi istituzionali.

"Sì. Però chiariamo anche che non è questo il problema cruciale. La dislocazione delle sedi ha la sua importanza, ma non è da qui che passa lo sviluppo del territorio. Detto questo, perché ignorare soluzioni già disponibili per risparmiare denaro pubblico, ad esempio la sede della Motorizzazione civile? Cesena dispone di una struttura adeguata di proprietà pubblica, mentre a Forlì c’è una sede in affitto che dal 2004 è costata almeno 5/6 milioni di euro".

Diverso invece è il discorso che riguarda le infrastrutture, ad esempio la ferrovia e l’alta velocità.

"Non dico di no per principio a una stazione per l’alta velocità a Forlì, ma se si tratta di individuare una fermata intermedia tra Bologna e Rimini il criterio determinante non può essere quello della città che ha legami politici più stretti col governo... Ragioniamo da un punto di vista scientifico e logistico. Non è detto per forza che la soluzione migliore sia Forlì. Non può esistere un veto su Cesena. In questo come in altri campi, è quel che dice Bruno Piraccini: non abbiamo nulla di meno di Forlì".

La polemica sulla contrapposizione tra Forlì e Cesena è anche una critica a Lattuca presidente della Provincia.

"Ho sempre ragionato in un’ottica provinciale. Ad esempio, sulla questione dell’aeroporto ho le stesse preoccupazioni degli amministratori di Forlì".

Che futuro vede per il Ridolfi?

"Chiediamo alla Regione di fare un piano per gli aeroporti, ma è chiaro che per esistere il Ridolfi deve essere un supporto e non un antagonista del Marconi di Bologna. I privati che lo gestiscono vanno ringraziati per il loro impegno. Ricordiamo però che la struttura è sostenuta con costi pubblici per la sicurezza e l’emergenza. Dunque il Ridolfi va tenuto aperto se c’è una progettualità e un futuro delineato. Attualmente i lavoratori sono preoccupati e lo siamo anche noi. Non ci è chiara la strategia dei gestori privati".

A Forlì temono poi che Cesena gli scippi la Fiera.

"La Fiera di Forlì è l’esempio di come non guardando in faccia la realtà si vada incontro a grossi problemi. Dieci anni fa Cesena ha affrontato lo stesso problema e ha capito che per dare gambe al Macfrut occorreva una partnership con Rimini. Ora Macfrut vola. Non servono scelte di campanile, ma il riconoscimento dei propri limiti. Bisogna ragionare sempre così. A parti inverse, la stessa cosa è successa nel settore bancario: le scelte di Forlì hanno dato frutti che a Cesena sono mancati".