di Andrea Alessandrini
Anche a Cesena, come è avvenuto nei giorni scorsi in due scuole secondarie di secondo grado, il prossimo anno non è escluso che venga introdotto nei registri scolastici la cosiddetta ’carriera alias’, che consente a uno studente, o a una studentessa, di registrarsi presso il proprio istituto non con il nome e il sesso di appartenenza e segnalati nella carta d’identità, ma con quelli che si sente di avere. La ’carriera alias’ è stata introdotta nei giorni scorsi al liceo artistico di Nervi Severini di Ravenna, i con l’annuncio avvenuto il 17 maggio, Giornata nazionale contro l’omofobia, e successivamente il liceo Serpieri scientifico e artistico di Rimini, oltre al liceo classico Scipioni-Maffei di Verona, il più antico liceo italiano ancora in attività, istituito nel 1804.
La Rete Studenti Medi Veneto ha commentato che si tratta di "un messaggio positivo e un esempio virtuoso che permette agli studenti in percorso di transizione di venir riconosciuti con il proprio nome di elezione. Un piccolo passo verso una scuola più inclusiva".
Il dibattito suscitato dai provvedimento adottati dalle due scuole si trasferisce anche negli istituti cesenati, dove ci sono dirigenti pronti a prendere in esame la problematica della carriera alias.
"Credo che bisogna essere aperti e ospitali , per una scuola più inclusiva – sottolinea la dirigente dell’istituto Agrario-Geometri Luciana Cino – verso la carriera alias grazie alla quale gli studenti transgender possono cambiare nome. Si tratta di situazioni ben più più frequenti di quello che si possa pensare e che gli educatori del mondo della scuola ben conoscono. Vi si celano frustrazioni, disagi, tormenti interiori che possono anche spingere gli studenti interessati ad isolarsi e uscire dalla comunità scolastica. Il problema dell’identità sessuale esiste e non si possono chiudere gli occhi. L’anno prossimo nel mio istituto ritengo giusto avviare un percorso di approfondimento coinvolgendo tutte le realtà della comunità scolastica, a partiredalle famiglie, perché la scelta eventuale della carriera alias deve essere massimamente condivisa".
"Il tema è delicato - afferma dal canto suo Simonetta Bini, dirigente del liceo classico Monti - e coinvolge, oltre la persona interessata, tutta la famiglia, in modo particolare se si tratta di minorenni. Io ritengo che su questa problematica le scuole dovrebbero agire insieme, anche magari con un coordinamento superiore esterno, affinché nello stesso territorio la tematica venga affrontata in modo analogo. Naturalmente, occorre anche tenere conto della consistenza con cui il fenomeno si manifesta in ogni scuola".
"La comunità scolastica è sempre più chiamata – rimarca più genericamente la preside del liceo scientifico Righi Lorenza Prati - ad essere attenta ai bisogni dei ragazzi. Ci sono senz’altro richieste educative di fronte alle quali occorrono ascolto, attenzione, atteggiamenti e comportamenti accoglienti".
La preside della Fondazione Sacro Cuore Ombretta Sternini ritiene ritiene invece che "si tratti di un tentativo anche mediatico di operare una forzatura che condizioni i provvedimenti legislativi. Non credo sia opportuno agire arbitrariamente sugli elementi burocratici. Una scuola, se vi fosse un orientamento collegiale unanime, potrebbe al massimo accettare elementi formali, quali il vestiario".