PAOLO MORELLI
Cronaca

"Le plusvalenze erano usuali". Valentini e Lugaresi spiegano la bancarotta dell’Ac Cesena

Il segretario generale e l’ex presidente hanno raccontato gli sforzi per cercare di raddrizzare la strada di una società dove i debiti crescevano giorno dopo giorno.

Giorgio Lugaresi

Giorgio Lugaresi

Ci sono le plusvalenze realizzate da Ac Cesena e Chievo Verona mediante gli scambi di giovani calciatori ai quali venivano attribuiti (a loro insaputa) valutazioni milionarie, al centro del processo per la bancarotta (con diverse declinazioni) dell’Associazione Calcio Cesena, fallita nel 2018 schiacciata da debiti per 80 milioni di euro, molti dei quali con lo Stato per imposte e tasse non versate.

Ieri c’è stata la decima udienza del processo davanti al collegio giudicante formato da Marco De Leva (presidente), Giorgia Sartini e Federico Casalboni, ed è stato possibile toccare con mano il cattivo funzionamento della macchina giudiziaria: l’inizio dell’udienza era fissato per le 11, poi rimandato alle 12, ma il giudice Casalboni doveva concludere un’udienza che si è protratta per un processo per direttissima, così l’udienza per la bancarotta dell’Ac Cesena è iniziata alle 14.30 e si è conclusa dopo le 19.

L’udienza è stata aperta dall’ultima parte della testimonianza di Giovanni Enrico, consulente del pubblico ministero Francesca Rago che, pressato dall’avvocato Antonella Monteleone che difende l’ex consigliere d’amministrazione Christian Dionigi, ha riconosciuto che nel periodo 2013-2015, quando Dionigi era in carica, i debiti complessivi dell’Ac Cesena furono sensibilmente ridotti, anche se quelli tributari aumentarono da 32 a 40 milioni.

I protagonisti del pomeriggio giudiziario sono stati due: Marco Valentini, entrato nell’Ac Cesena 22 anni fa come addetto stampa, poi diventato segretario del settore giovanile, quindi della prima squadra e poi transitato come segretario generale nel Cesena Fc in virtù di riconosciute competenza e dedizione, e Giorgio Lugaresi, presidente per due volte, dal 2002 quando subentrò al padre Edmeo, al 2007 quando perse la moglie e cedette la società a Igor Campedelli, e poi dal 2013, quando fu richiamato dall’allora sindaco Paolo Lucchi, all’estate 2018, quando ci fu il fallimento.

Marco Valentini ha ripercorso gli eventi societari del periodo in esame, dal 2013 al 2018. Ha raccontato delle plusvalenze fittizie realizzate con gli scambi di giovani calciatori fra Ac Cesena e Chievo, il cui presidente Luca Campedelli è fra gli imputati: "Erano una pratica usuale per la quale la Covisoc, commissione di vigilanza sulle società di calcio, non fece alcuna obiezione fino al marzo 2018".

Valentini ha spezzato una lancia a favore di Rino Foschi, direttore sportivo della prima squadra: "Sapeva delle plusvalenze fittizie ma non le approvava, diceva che servivano solo a rimandare i debiti. In cinque anni con le operazioni di mercato portò circa 40 milioni delle casse della società".

Giorgio Lugaresi, che ha patteggiato per una parte delle imputazioni e ha fatto un processo con rito abbreviato per altre, ha infine raccontato di aver ripreso le azioni dell’Ac Cesena da Campedelli con 27 milioni di debiti, ma che presto ne emersero quasi altrettanti: "Era nostra intenzione pagare tutto, per questo chiedavamo rateizzazioni al fisco, alle banche e ai fornitori. Riuscimmo ad andare avanti fino al 2018, poi arrivò il fallimento".