RAFFAELLA CANDOLI
Cronaca

Le ’Frecce alla luna’ di Loris Pasini L’ultima raccolta del poeta e pittore tra sentimenti e natura umana

L’autore presenterà la pubblicazione oggi alle 17 al Palazzo del Capitano, in dialogo con Elide Giordani

Le ’Frecce alla luna’ di Loris Pasini L’ultima raccolta del poeta e pittore tra sentimenti e natura umana

di Raffaella Candoli

Oggi pomeriggio alle 17, al Palazzo del Capitano, Loris Pasini presenta la sua più recente pubblicazione: "Frecce alla luna", raccolta di 100 poesie. Nella circostanza, l’autore dialogherà con la giornalista Elide Giordani. Introduce la presidente di Poesis aps che promuove l’incontro, Nicoletta Dall’Ara. Alcune liriche saranno lette da Loris Canducci. Il volume, edito da "Il Ponte Vecchio", è costituito da composizioni che toccano i numerosi e potenti temi che ispirano Pasini, e non dimenticano uno struggente esame di coscienza personale e sulla natura umana. Dotato di una sensibilità non comune, unita all’abilità della scrittura, Pasini fa scaturire "la sua voce poetica, assolutamente autorevole in campo nazionale", come già scrisse Marino Biondi nella prefazione al libro "Sassi e Diamanti" nel 2012.

Loris Pasini, laureato in Economia e Commercio, già funzionario di banca, è uomo dai tanti interessi e di buona pratica: oltre alla poesia e alla scrittura (collabora con saggi alla pubblicazione della rivista Confini, è critico d’arte e organizzatore di eventi), si dedica alla pittura; ha frequentato gli studi di Cappelli, Sughi, Fioravanti e suoi dipinti sono esposti alla galleria Kenmin Hall di Tokyo, per un gemellaggio tra artisti italiani e giapponesi. Collabora con la Società Amici del Monte e contribuisce alla realizzazione della mostra d’arte figurativa da anni organizzata presso la Basilica benedettina.

La poesia che dà il titolo alla raccolta riporta ad un concetto leopardiano della luna, che Pasini chiama "freddo occhio polifemico col livore di non brillare di luce propria", luna che ricorda con ogni raggio che "siamo inutili granelli di sabbia separati, incapaci di reciproco amore". Il richiamo è anche all’indole degli esseri umani "invalidi per costruire la Pace". Gli scenari esistenziali, spesso oscuri e freddi, mostrano intime sofferenze, ma il suo poetico afflato non manca mai di favorire il tentativo di non uccidere la speranza e di inseguire i propri sogni, anche quelli più lontani, "in cui le frecce sempre più numerose colpiranno il bersaglio. Che già sta calando, in lenta ritirata".

Tuttavia, anche quando la natura non pare matrigna: "le stelle non stanno a guardare", essa ricorda – ma non è un monito -, attraverso i suoi brillanti corpi celesti, che l’uomo è destinato ad abbandonare l’esistenza terrena: "con amorevole luce indicano al vincitore l’unica via verso l’infinito". Ma Pasini non ha dimenticato la giovinezza e le forti emozioni dell’amore che sono di conforto al tempo presente: "avevamo la vita felice nelle tasche vuote… le nostre stagioni non conoscevano l’inverno"; "l’acqua di mare accesa dalle stelle calmava la nostra sete di sogni", "il dialogo dei sentimenti che strizzavo lo stomaco e fermava il cuore…". Ora che quelle ubriacanti primavere sono trascorse, e nonostante la nebbia che invade la memoria, "forse ancora per poco il giovane amore sostiene il vecchio presente".

"Forse va immaginata una scala - scrive Massimo Pulini nella quarta di copertina - fatta di gradini semplici, che uno dopo l’altro producono una salita o una discesa, entrambe idealmente senza fine. In qualche misura ogni poesia assomiglia al sogno di Giacobbe che ebbe la visione di una scala appoggiata alle nuvole e nei gradini figure luminose salivano e scendevano, rivelando un percorso segreto, valido anche per la poesia, tra ascesi e abisso".