Un quadro con luci e ombre quello che presenta il mondo del lavoro in questo periodo. Aumentano gli occupati, ma il precariato si dilata sempre più. E intanto nelle aziende cala la produzione e si moltiplicano le difficoltà.
"Stiamo vivendo una situazione di paradosso – dice il segretario generale di Cisl Romagna Francesco Marinelli -: da un lato aumentano gli occupati, dall’altro ci sono molti precari. Ci sono contratti a termine che si esauriscono in pochi giorni al mese e ci sono part time involontari soprattutto tra le donne, che ancora oggi registrano le maggiori difficoltà di accesso al lavoro. C’è poi una forte preoccupazione sul lato produttivo da parte delle aziende. Abbiamo comparti in forte difficoltà, come il manifatturiero, il metalmeccanico, il calzaturiero".
"Sul nostro territorio abbiamo una forte incidenza della stagionalità – aggiunge Paolo Manzelli, segretario Uil -. Si dice che non si trovano giovani che vengano a lavorare al mare, ma c’è un problema di fondo che riguarda gli stipendi bassi". Colpisce anche la differenza di trattamento remunerativo per le medesime mansioni lavorative.
La professoressa Silvia Ciucciovino, ordinaria di Diritto del Lavoro all’Università degli Studi Roma Tre ha comparato quattro contratti collettivi nazionali del lavoro del terziario. Nei contratti presi in esame, quello tra Uiltucs, Filcams e Fisascat e Confcommercio, da un lato, e gli altri tre, Cisal Anpit, Cifa Confsal, e Federterziario Ugl dall’altro, compaiono disparità di trattamenti evidenti. Ad esempio il "commesso addetto alla vendita" parte dai 1.718,75 euro previsti dal contratto Confcommercio, scende ai 1.649,24 euro con l’applicazione di quello Federterziario Ugl, tocca i 1.650,11 euro con l’applicazione del Cifa Confsal e sprofonda a 1.304,55 euro per Anpit. Si tratta di un lavoratore che svolge lo stesso identico lavoro e le stesse identiche mansioni. Non solo. I "capi reparto" hanno fino a 155 euro al mese in meno in busta paga, e lo "specialista" nel terziario percepisce ben 319,57 euro mensili in meno.
"L’occupazione cresce seppure di poco ma cresce molto di più il lavoro sottopagato, povero e precario – dice Maria Giorgini segratario Cgil Forli-Cesena - e cresce in settori come il commercio, il turismo, i servizi e la logistica, dove si nasconde una diffusa precarietà del lavoro anche quando questo è a tempo indeterminato con part time involontari e bassi salari".
Secondo le previsioni occupazionali della Camera di commercio della Romagna, per il trimestre dicembre 2024 - febbraio 2025, gli ingressi previsti in provincia di Forlì-Cesena (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile), sono 9.670, con una variazione di +380 rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. Ancora preponderante l’impiego dei contratti a tempo determinato, pari al 74% (-6%).
Il commento del presidente della Camera di Commercio di Cesena Carlo Battistini è che c’è "maggiore mobilità nel mondo del lavoro, ma ci sono ambiti di sottoproduzione e di precarietà. La gente cambia lavoro spesso e le imprese hanno fame di personale".