GIACOMO MASCELLANI
Cronaca

La truffa del bonus facciate. Fatture per lavori inesistenti, un ‘bottino’ di 6 milioni di euro

La Guardia di finanza ha scoperto un sistema di frode che coinvolgeva decine di persone. Il rimborso dei crediti d’imposta veniva monetizzato con la cessione a una banca.

La truffa del bonus facciate. Fatture per lavori inesistenti, un ‘bottino’ di 6 milioni di euro

Tre persone sono state arrestate nell’ambito di un’indagine della Guardia di finanza del comando provinciale di Forlì-Cesena, coordinata dalla Procura della Repubblica di Prato, su una truffa legata ai bonus facciate, relativa a crediti di imposta fittizi contestati per 5,9 milioni di euro. Le persone arrestate e oggi ai domiciliari, sono state individuate dalle fiamme gialle di Cesena con la collaborazione dei colleghi di Alessandria, Napoli e Foggia. Si tratta di un operaio di 30 anni residente a Cesenatico e dipendente di un’azienda di Cesena, un 46enne di Napoli ed un 47enne di Torremaggiore in provincia di Foggia. Tutti devono rispondere dei reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di emissione di fatture false per operazioni inesistenti.

Le indagini svolte dai militari del gruppo di Cesena comandati dal colonnello Alberto Liberati, sono partite dalle segnalazioni antiriciclaggio di un istituto di credito e hanno consentito di appurare che una quarantina di persone, residenti in Emilia-Romagna, Piemonte, Campania, Puglia, Molise e Calabria, hanno truffato lo Stato per quasi 6 milioni. Gli altri 37 indagati sono dei prestanome, tutti lavoratori dipendenti, indigenti o sostenuti dal reddito di cittadinanza. Secondo gli investigatori, gli accusati, grazie all’utilizzo di false fatture per oltre 10 milioni di euro, hanno chiesto il rimborso di crediti d’imposta per oltre 7,3 milioni di euro relativi ai bonus facciate, per poi monetizzarli attraverso la cessione ad istituti di credito. Il ricavato è stato bonificato a ditte riconducibili a imprenditori cinesi, la maggior parte delle quali con sede nella provincia di Prato, le quali hanno trasferito il denaro su conti esteri. Nel corso delle indagini le fiamme gialle hanno accertato che nessuno degli immobili associati alle richieste di bonus era mai stato interessato da interventi di ristrutturazione e che i soggetti richiedenti il bonus non erano nemmeno proprietari o possessori degli stessi immobili, peraltro situati in Regioni diverse rispetto al loro luogo di residenza.

Le misure cautelari sono scattate nei confronti dei tre indagati, sospettati di aver avuto ruoli chiave nelle frodi. In sostanza avrebbero agito nel ruolo di reclutatori, ideatori o agevolatori, intervenendo nelle fasi salienti delle operazioni, al fine di istruire gli altri truffatori di basso calibro, i quali sono anche risultati sprovvisti delle risorse economiche necessarie a sopportare il costo delle ristrutturazioni. I militari della Guardia di finanza di Cesena hanno ricostruito tutte le fasi delle truffe in un anno di attività, dalla scorsa primavera ad oggi, partendo da una segnalazione pervenuta da un istituto bancario, dove un uomo aveva bonificato una somma ingente ad una ditta cinese con sede a Prato.

Ad insospettire i finanzieri cesenati è stato il fatto che l’uomo che gestiva queste grosse somme, era un semplice operaio. Così sono state avviate le investigazioni ed è stato scoperto che altre ditte ricevevano bonifici di questo tipo, consentendo ai militari di risalire ai falsi bonus e all’impresa edile di cui il legale rappresentante è di Foggia. Poi l’attenzione si è concentrata sugli immobili, che sono risultati essere edifici inesistenti, oppure case popolari o abitazioni prese da annunci di aste fallimentari.