ELIDE GIORDANI
Cronaca

La strage della Rocca: "Ricostruiamo l’eccidio e anche le distorsioni"

Mattia Brighi e Alberto Gagliardo sulla base di documenti ripercorrono le vicende dell’uccisione di 17 fascisti detenuti a Cesena l’8 maggio 1945 .

La strage della Rocca: "Ricostruiamo l’eccidio e anche le distorsioni"

Smuovono ancora roventi sentimenti di contrapposizione i fatti indagati dal lavoro di Mattia Brighi e Alberto Gagliardo, "Anatomia di una strage", che sarà presentato oggi alle 17 nell’Aula Magna della Malatestiana. Il riferimento è alla notte dell’8 maggio 1945 quando 17 fascisti repubblicani segregati alla Rocca furono uccisi da un gruppo armato. I due autori dialogheranno con Francesco Filippi.

Mattia Brighi (foto a destra), perche indagare questi due particolari episodi?

"Perché sull’omicidio di Iolanda Gridelli e sull’eccidio della Rocca, a parte qualche ricerca locale e parziale, c’è un vuoto storiografico e fino ad oggi hanno preso il sopravvento narrazioni divulgative e romanzate. Nella maggior parte delle occasioni in cui sono stati toccati da ricerche territoriali sono stati tratti da memorie delle famiglie delle vittime o dall’associazione dei caduti della Repubblica Sociale Italiana. Quindi memorie di parte che, per ragioni personali o ideologiche, mostrano solo una visione dei fatti".

L’eccidio è avvenuto l’8 maggio del ’45 che coincide con la capitolazione della Germania nazista. Una data scelta simbolicamente per una resa dei conti?

"Non lo sappiamo. Ciò che possiamo dire è che è avvenuto alla Rocca, luogo che dopo il 25 luglio del ’43 e nell’immediato dopoguerra ha visto scorrere molto sangue. Prima degli antifascisti e dei partigiani, dopo dei reduci della RSI e dei fascisti di ritorno dal nord Italia. Un luogo simbolico intriso di dolore".

Chi erano i 17 uomini uccisi nella cella dov’erano rinchiusi?

"Erano fascisti che dopo la caduta della RSI tornavano alle loro case, quasi tutti provenienti dal nord Italia dove avevano seguito i tedeschi in fuga con l’avanzamento del fronte. Erano persone di estrazione differente e di diversa provenienza, tra loro la metà erano cesenati. Di tutti loro abbiamo cercato di ricostruire la biografia così come abbiamo indagato l’identità delle diverse persone coinvolte a vario titolo in questa storia. Compresa Iolanda Gridelli, la giovane uccisa alla Rocca nel pomeriggio dello stesso giorno alla presenza di una nutrita folla, con l’accusa di essere una spia fascista".

Perché sostenete che siano stati uccisi da "un gruppo di individui armati" e non dai partigiani?

"Perché questo non è appurato. Le carte processuali non identificano i colpevoli. Quello che possiamo dire è che l’azione che porta all’eccidio è molto simile all’impresa del giugno del ’44 condotta dai partigiani per liberare i prigionieri del regime fascista. Cesena nel maggio 1945 era sotto la giurisdizione del Governo militare alleato e nell’immediatezza del fatto la polizia polacca arrestò Fabio Ricci, un ex comandante partigiano, all’epoca commissario per l’epurazione, che in questa veste aveva potere decisionale sulle carceri. Fu detenuto a Forlì per qualche giorno e poi rilasciato. Ma non è emersa documentazione sulla sua carcerazione".

Come vi siete mossi per le fonti?

"La prima parte del testo ricostruisce quelle vicende nel dettaglio, attingendo a una documentazione varia e in gran parte inedita. Processuale e non. La seconda parte, invece, ripercorre le strade con cui la memoria di quell’8 maggio è stata trasmessa e si è sedimentata, producendo distorsioni a volte anche con espliciti esiti revisionisti".

Siete consapevoli dell’ulteriore contrapposizione che il vostro libro stimolerà?

"Il confronto è il sale della vita democratica e della ricerca scientifica. Occorre però che si svolga in forma argomentata e sulla base di documenti trattati con onestà e rigore. Purtroppo ogni anno questi due episodi vengono strumentalizzati dalla destra nostalgica. Ma non può esserci una memoria condivisa, poiché si contrapponevano due opposte visioni del Mondo. La Storia serve a contestualizzare, analizzare in modo critico e a comprendere fatti complessi e dolorosi, non a giustificare".