
La solidarietà torna in tavola. Le Cucine popolari riaprono
Si ricomincia, con il cuore colmo di gratitudine e le braccia pronte al lavoro. Che è tanto intorno alla "Cucine Popolari". L’associazione ritorna nella sede dov’è nata, accanto alla casa di riposo Don Baronio, da dove è stata scacciata dall’alluvione del 16 maggio, che l’aveva completamente sommersa. Ma non ha mai cessato l’attività. Dopo appena quindici giorni, giusto il tempo per cercare una nuova sede temporanea, braccia e cuori si sono trasferiti all’Hobby 3, davanti all’ippodromo, ed hanno confezionato fino a 500 pasti al giorno fino al 7 luglio. Ora la Fondazione Don Baronio, proprietaria dei locali, ha ripristinato gli spazi di via Macchiavelli e lunedì l’attività del ristorante riparte.
La formula delle Cucine popolari (esperienza nata a Bologna e ripresa a Cesena, la prima città in tutta Italia) è nota: chiunque può andare a consumare un pasto in compagnia. Paga chi può, chi non può mangia soltanto. "Domenica - anticipa Elena Baredi, animatrice e fondatrice delle Cucine insieme ad altri volontari - dalle 11 alle 13 siamo pronti con un brindisi per ringraziare la città e tutti coloro che ci hanno aiutato e sostenutoin questo difficile momento".
Elena Baredi, chi vi ha aiutato?
"Molte donazioni, da singole persone, da associazioni locali e altre provenienti da tutta Italia, ci hanno permesso non solo di riallestire le Cucine ma ci consentiranno di ampliare i nostri progetti: abbiamo molte idee nuove in testa, c’è tanto lavoro da fare".
Aiuti da tutta Italia?
"Siamo stati a Milano, a Reggio Emilia, a Biella, a Cantù per partecipare a cene il cui ricavato è andato a favore delle Cucine. Da Cantù il contributo ci è arrivato dalla locale Festa dell’Unità che ci ha consegnato il ricavato di una serata. Si è aggiunta un’associazione di volontari di Biella che hanno organizzato una cena, con 200 persone, a base di piadina, squaqquerone e tagliatelle. A Reggio Emilia l’iniziative è stata condotta da un gruppo di cittadini riuniti in un giardino per una merenda. A queste occasioni speciali si sono aggiunti tanti singoli e tante aziende. Faremo un elenco dettagliato e li ringrazieremo pubblicamente tutti".
Cos’ha comportato il recupero degli spazi?
"I locali sono stati risistemati dalla Fondazione Don Baronio. Noi, aiutati da tante aziende che ce le hanno fornite a condizioni speciali, ci siamo occupati delle attrezzature necessarie, ossia frigoriferi, fornelli, forni, lavandini, abbattitori. Tutto è tornato come all’inizio, anzi, meglio, poiché i sostegni ci hanno consentito di pensare a quanto altro possiamo attivare prossimamente".
Per esempio?
"Allargheremo le nostre attività di sostegno alle persone più fragili, sempre in un’ottica che coinvolga la città. Ricordo che le Cucine sono aperte a chiunque".
"Pensate a locali più ampi?
"No. La sede resta questa. Abbiamo in mente iniziative che non avranno solo questa localizzazione ma magari saranno sparse nella città".
Chi sono i volontari che mandano avanti l’attività?
"Tantissime persone che si sono avvicinate a noi anche nella fase dell’emergenza, gente che non ci conosceva prima. Sono venuti a cucinare, rigovernare, consegnare pasti a domicilio. Persone che hanno manifestato la loro voglia di partecipare a questo grande e straordinario progetto collettivo".
Che dimensioni hanno oggi le Cucine popolari?
"Oltre duecento soci, un centinaio di volontari, e un bilancio che presenteremo alla città alla fine dell’anno. Vorrei ricordare che siamo disponibili cinque giorni la settimana, lunedì, mercoledì e venerdì a cena dalle 19 alle 21; martedì e giovedì a pranzo dalle 12,30 alle 14. Non si prenota. Siamo disponibili ad iniziative nell’ottica dell’inclusione".