La sicurezza dei corsi d’acqua: "Golene troppo alte in città, così aumenta il rischio esondazioni"

Il Comitato alluvionati e franati solleva il tema del restringimento del deflusso dell’acqua nel Savio "Nell’ottobre 2023 Comune e Protezione civile assicurarono interventi rapidi. Promesse disattese".

La sicurezza dei corsi d’acqua: "Golene troppo alte in città, così aumenta il rischio esondazioni"

Nella zona del Ponte Nuovo secondo il Comitato alluvionati e franati si concentrano i maggiori problemi

I grandi interventi infrastrutturali, tra ritardi e carenza di fondi, sono al centro delle polemiche post alluvione sulla messa in sicurezza dei corsi d’acqua. Ma per il Comitato alluvionati e franati che riunisce i cittadini danneggiati dal maltempo della scorsa primavera, altrettanto importante è il tema della cura degli alvei dei fiumi. E punta il dito sul problema delle golene alte che, in particolare nel tratto cittadino del Savio, "aumentano notervolmente il rischio di esondazioni", come affermano Mauro Mazzoti e Marco Raffaele.

Le golene, aree pianeggianti tra il letto di un fiume e i suoi argini, che si sommergono solo in caso di piena, svolgono un ruolo cruciale nel controllo delle piene, limitando l’erosione e permettendo un deflusso sicuro dell’acqua. Ma a 15 mesi dall’alluvione nel fiume Savio queste zone sono occupate dai cosiddetti ‘panettoni’, artificiali e alzatisi eccessivamente nel tempo, soprattutto nella zona del Ponte Nuovo / Ponte del Risorgimento ma anche nelle aree più a valle dove la situazione è persino più critica.

Una situazione – sempre secondo l’analisi del Comitato – che aumenta il rischio di esondazioni restringendo lo spazio per il passaggio dell’acqua e dei detriti. "Negli anni passati, quando le golene erano mantenute a livelli più bassi, il fiume poteva defluire più liberamente riducendo il rischio di esondazioni. Non era difficile scendere fino all’acqua come avveniva per lavare i panni in tempi più remoti. Ci sono state ugualmente alluvioni importanti ma non c’erano gli argini attuali alzati di 2/3 metri sopra il livello stradale" affermano Mazzotti e Raffaele. L’analisi prosegue sottolineando l’accumulo di detriti sotto i piloni del Ponte Nuovo a causa del restringimento degli spazi di deflusso. Un fenomeno che è peggiorato nel tempo: "La struttura del Ponte oggi è comunque troppo bassa rispetto al livello delle piene. La parte superiore degli archi è ad un livello più basso degli argini, che l’acqua non deve mai raggiungere, altrimenti si troverebbe di fronte una vera e propria diga di mattoni alta qualche metro facendo inevitabilmente alzare ancor più il livello dell’acqua a monte fino a superare gli argini sui 2 lati, probabilmente per molte centinaia di metri a monte e per molto tempo. Questi scenari di ostruzione ‘facilitata’ si sono già verificati più volte in passato".

Il Comitato alluvionati e franati ricorda che "nell’ottobre del 2023, durante una riunione pubblica con oltre 300 cittadini colpiti dall’alluvione, Comune e Protezione Civile promisero interventi rapidi per riportare il Savio a una portata d’acqua progettuale di 1050 mc/s. Tuttavia, quelle promesse sono rimaste disattese. L’ultima pulizia dell’alveo nella zona del Ponte Nuovo risulta che sia del 2014. Tanti incontri, tante promesse e garanzie ma in anni recenti nulla di nulla di concreto". Torna la richiesta pressante di azioni rapide e di una manutenzione costante ed efficace dei corsi d’acqua e del territorio.

re.ce.