RAFFAELLA CANDOLI
Cronaca

‘La pulce nell’orecchio’ che scatena gli equivoci

La classica commedia di Feydeau in scena sabato e domenica al Bonci nella rilettura di Carmelo Rifici: "Groviglio di leggerezza e malinconia".

Una scena dello spettacolo

Una scena dello spettacolo

Sabato alle 20.30 e domenica alle 16, al teatro Bonci, si rappresenta "La pulce nell’orecchio", un vaudeville di Georges Feydeau; traduzione, adattamento e drammaturgia di Carmelo Rifici e Tindaro Granata. La regia è di Carmelo Rifici, direttore artistico di LAC Lugano Arte e Cultura, il quale, dopo diversi anni, e l’allestimento di tragedie greche, torna alla regia di una commedia brillante qual è La pulce nell’orecchio. Rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1907, e composta dal massimo esponente del vaudeville tra Otto e Novecento è una commedia degli equivoci, scatenati proprio da quella "pulce", quel dubbio che si insinua nella mente di una moglie gelosa e sospettosa dell’infedeltà del marito. Per coglierlo sul fatto gli fa pervenire tramite un’amica, un’appassionata lettera d’amore, dandogli appuntamento in un albergo piuttosto equivoco, dove lei stessa si recherà convinta di coglierlo sul fatto. Quel che poi avviene è un serrato e intricato groviglio di equivoci, che coinvolge inaspettatamente altre persone, scatenando esilaranti situazioni, fino alla risoluzione finale.

Il cast di dodici attori (Giusto Cucchiarini, Alfonso De Vreese, Giulia Heathfield Di Renzi, Ugo Fiore, Tindaro Granata, Christian La Rosa, Marta Malvestiti, Marco Mavaracchio, Francesca Osso, Alberto Pirazzini, Emilia Tiburzi e Carlotta Viscovo), dà vita ad una macchina comica che rende assolutamente godibile la farsa che si snoda tra pareti girevoli, ed elementi scenici inconsueti che rendono ancora più giocosa e divertita la rappresentazione.

"Affinché questo groviglio di leggerezza e malinconia, di sfrenata allegria e cattiveria, potesse dipanarsi davanti agli occhi degli spettatori – sottolinea Carmelo Rifici – ho spogliato la scenografia di quell’armamentario tradizionale di camere da letto, porte e suppellettili, invitando gli attori a muoversi allegramente in un luogo infantile fatto di parallelepipedi di gommapiuma, ennesima riprova che un ottimo testo superi sempre il proprio tempo. Una scelta che ritengo rispecchi la mia vocazione al contemporaneo che mi suggerisce di rileggere i classici con la sensibilità del presente".

L’attenzione di Rifici si appunta anche sul linguaggio usato da Feydeau. "Negli anni, il mio lavoro si è focalizzato in modo sempre più ossessivo sul tema del linguaggio e sulle sue ambiguità – così si afferma nelle note di regia –. La pulce nell’orecchio affronta il rapporto tra lingua, potere e relazioni umane, tematiche con cui mi sono già confrontato più volte grazie al teatro classico e al dramma borghese, ma lo fa leggendole attraverso la lente d’ingrandimento del grottesco. Il mezzo espressivo di Feydeau è prepotente, tendente alla caricatura. I personaggi non si capiscono tra di loro in quanto ognuno è caratterizzato da una propria lingua teatrale".

Raffaella Candoli