REDAZIONE CESENA

La locomotiva delle startup. Cesena è prima in provincia. Ma sono poche quelle femminili

Alla fine del 2024 sono arrivate tante novità introdotte dalla nuova legge sulla concorrenza: nel nostro territorio si contano 47 imprese emergenti pari al 5,4 per cento di quelle regionali.

Un’immagine di repertorio di CesenaLab, incubatore d’impresa e start up nato nel 2013

Un’immagine di repertorio di CesenaLab, incubatore d’impresa e start up nato nel 2013

È stato un fine 2024 di svolta per le startup italiane. A dodici anni dall’emanazione dello Startup Act, la prima legge dedicata alle startup, il Ministero delle imprese e del made in Italy ha pubblicato in gazzetta ufficiale la nuova legge sulla concorrenza, contenente il nuovo pacchetto di regole soprannominato Scaleup Act. Obiettivo: accelerare lo sviluppo delle imprese innovative, agevolando in primis gli investimenti, il cui livello in Italia è allo stato carente. Ad essere premiati dalla riforma sono in particolare gli investitori pre-seed: beneficiano di una detrazione del 65% (prima era del 25%). Anche le istituzioni (e in particolare i fondi pensionistici) sono invitati ad investire in startup innovative. Come previsto dalla nuova legge, infatti, con un investimento di almeno il 5% del paniere nel 2025, a tali fondi verrà applicata un’esenzione dall’imposta sui guadagni. Nuove sfide e opportunità per l’ecosistema innovativo italiano, che puntano a invertire la tendenza di contrazione: le startup innovative - fonte dati il registro delle imprese di Unioncamere - al 31 dicembre 2024 sono 12.133, con una riduzione di 1.260 unità rispetto al 31 dicembre 2023 (-9,4%). Il 58,6% delle startup ha sede in sole quattro regioni: Lombardia (3.321 imprese, pari al 27,4%), Campania (1.498, pari al 12,4%), Lazio (1.412, pari all’11,6%) ed Emilia-Romagna (875, pari al 7,2%).

Focalizzandoci sui dati dell’Emilia-Romagna le startup innovative sono diminuite di 42 unità (-4,6%) rispetto al valore del 2023. La provincia di Bologna si conferma prima in regione, con una quota pari al 31,9% (in contrazione rispetto al 32,8% del 2023). Al quinto posto in graduatoria si conferma a sua volta la prima provincia romagnola, ossia Rimini, che con 78 unità raggiunge una quota pari all’8,9%, in crescita rispetto ai dati del 2023 (8,7%). Per quanto riguarda le altre due province romagnole, Ravenna occupa il sesto posto con 59 unità e una quota pari al 6,7% (era il 7,3% nel 2023) e Forlì-Cesena l’ottava posizione con 47 unità, pari al 5,4% del totale regionale (era il 5,8% nel 2023). La performance di Rimini appare netta, giustificata in parte dalla business plan competition "Nuove idee nuove imprese" che prevede ogni anno premi alle idee imprenditoriali vincitrici, con la condizione che si costituiscano in provincia. Per leggere forse più fedelmente il dato, non va dimenticato che Rimini per sei mesi almeno all’anno muove volumi di affari e mercati paragonabili a quelli di una città metropolitana. Se si analizza la distribuzione rispetto al comune dove ha sede l’impresa, nella provincia di Forlì-Cesena spicca una decisa prevalenza di Cesena (19 unità, pari al 40,4%) rispetto a Forlì (12 unità, pari al 25,4%). Si segnala anche Cesenatico (5 unità, pari al 10,6%). Valore, quello di Cesena, che non sorprende, e che rinforza la percezione di una provincia a due locomotive. Espressione della dinamicità delle azioni di supporto all’imprenditorialità, in particolare nelle prima fasi di vita, Forlì-Cesena ha startup iscritte più di recente (il 55,3% nel 2023 o 2024, contro una media regionale del 39,3%) e con una più accentuata prevalenza di composizione giovanile rispetto al dato dell’intera regione. La prevalenza femminile a livello regionale si attesta al 14,3% delle imprese, mentre nelle province romagnole varia notevolmente, passando da 6,4% di Forlì-Cesena a 12,8% di Rimini e a 16,9% di Ravenna. Le imprese depositarie o licenziatarie di privativa industriale, oppure titolari di software registrato, che hanno quindi probabilità maggiori di attrarre fondi venture, a fronte di un dato regionale pari al 23,6%, nelle provincie romagnole sono presenti con un’accentuata variabilità: si passa infatti dal 10,6% di Forlì-Cesena al 22,0% di Ravenna e al 32,1% di Rimini. Uno dei cambiamenti più rilevanti dello Startup Act 2.0 riguarda anche la definizione e il ruolo delle startup innovative, che ora saranno maggiormente differenziate dalle PMI innovative perché non potranno più svolgere attività di agenzia e consulenza. Fra un anno conosceremo i primi effetti di una riforma che ha scelto di escludere dal registro delle startup innovative le aziende non scalabili ma che, al tempo stesso, mira a sostenerne la crescita.

Francesca Montuschi