Il nuovo vescovo della diocesi di Cesena-Sarsina, arcivescovo ad personam Antonio Giuseppe Caiazzo annunciato dal suo predecessore Douglas Regattieri martedì in Cattedrale, in attesa dell’insediamento ufficiale, comincia a respirare aria di Romagna. Una delegazione guidata dal vescovo uscente Regattieri si recherà oggi a incontrarlo nell’arcidiocesi di Matera-Irsina, di cui è pastore insieme alla diocesi di Tricarico unite in persona episcopi.
Monsignor Caiazzo, lei è arcivescovo ad personam, titolo che conserverà. Ma come preferirà essere chiamato? "Amichevolmente anche don Pino, come succede nelle mie diocesi, ma va bene vescovo".
Ha provato sorpresa quando il nunzio apostolico le ha annunciato che il papa aveva pensato a lei per rilevare Regattieri? "Ero a un incontro con i vescovi lucani e sul display ho visto il nome del nunzio. Sono uscito, ho ascoltato e ho avuto uno sbandamento,. momentaneo. Poi ho mantenuto il segreto dal 20 dicembre al 7 gennaio".
La distanza geografica da casa sua, nell’isola di Capo Rizzuto in Calabria, la disorienta? "Sa che impiegherò meno tempo ad andare a casa mia rispetto che dalla Basilicata, grazie all’aereo che parte da Bologna?".
Lascia fedeli e terra amati. Un distacco doloroso? "Un distacco che si avverte perché in questi nove anni la Basilicata che non conoscevo, è diventata la terra che ho amato fino in fondo. Ma quando il papa chiama si risponde sì".
È mai venuto in Romagna e a Cesena? "A Cesena no, ma sono salito a Rimini, da vescovo, ad animare la catechesi".
Ha detto di voler incontrare i giovani la sera precedente l’ingresso ufficiale. Perché questo segnale? "Oggi mi confronterò già con il vescovo Regattieri in visita alla mia diocesi su un luogo che possa accogliere l’incontro. I giovani sono l’umano con cui ci si deve confrontare e di loro vanno intercettati il linguaggio, la musica, lo sport. In questi anni abbiamo lavorato tanto nella pastorale giovanile realizzando anche musical che abbiamo anche portato in Canda".
Monsignor Caiazzo, lei che approccio ha con le persone, i fedeli e la comunità cittadina? "Mi sento don Pino e spesso amo definirmi parroco vescovo. Se c’è un tratto che mi definisce è che amo incontrare la gente e stare insieme. Non disdegno di entrare al bar, almeno qui è avvenuto. Non mi piace che un vescovo venga considerato unicamente come colui che presiede la liturgia. Accanto ad essa c’è la liturgia della vita, con i rapporti umani, le sofferenze, i disagi, la vicinanza ai malati e agli ultimi".
Prima della sua nomina è ventilata l’ipotesi di un accorpamento della diocesi di Cesena-Sarsina ad un’altra, vicina territorialmente. Si potrebbe prefigurare in seguito? "Francamente non so, sono stato appena nominato vescovo, si tratta di problematiche direi proprio non all’ordine del giorno. Gli accorpamenti in ogni caso non avvengono tra diocesi popolose".
È infrequente essere trasferito da una sede arcivescovile ad un’altra vescovile? "No, ci sono stati diversi altri casi. Al Nord ci sono molte più diocesi popolose. In Basilicata, per capire, esiste un’arcidiocesi con appena 40mila abitanti. Sono realtà diverse. E comunque per me non contano i titoli, anche se conservo quello di arcivescovo ad personam".
Vescovo Caiazzo, quando la vedremo a Cesena? "La prossima settimana o quella successiva, per ora in maniera riservata. Quanto all’ingresso ufficiale si tratta di decidere la data".